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La crisi del XIX secolo
Gli eventi della seconda metà del 1800 furono certamente influenzati dalla grande crisi di inizio secolo. Dopo il 09/06/1815, data di conclusione del Congresso di Vienna, era ormai chiaro che il tentativo di tornare all'Ancien Regime era fallito, e con esso gli ideali reazionari e conservatori. Iniziò quindi un periodo di forte crisi politica, che fu occasione di emersione per i pensieri politici che negavano l'assolutismo, come quelli democratici, liberali o socialisti. -
L'inizio dei moti del 48
In Europa, i primi moti a riscuotere un grande successo furono quelli del 1848, anno che rappresentò il culmine delle tendenze anti-reazionarie e delle rivendicazioni di indipendenza nazionale. La causa scatenante fu la crisi sociale ed economica degli anni 40 dell'800, che si andarono ad aggiungere a quella politica. Le rivoluzioni iniziarono a Parigi, con un'insurrezione a favore della democrazia e l'istituzione della seconda repubblica francese, e si espansero poi in altri contesti europei. -
I moti nella confederazione germanica e nell'impero asburgico
Dopo il successo dei moti in Francia, ci fu una rapida espansione di questi anche nell'impero asburgico e nella confederazione germanica, due potenze nate nel 1806, con la fine del Sacro Romano Impero. Nel primo si attuò l'abbattimento del sistema di Metternich e l'indebolimento dell'impero, dando un'occasione di ribellione ai territori assoggettati, come quelli lombardo-veneti, mentre nel secondo lo scopo fu passare da confederazione a unione, avvicinandosi alla nascita della Germania. -
L'arretratezza dell'Italia
Durante questo periodo di rivoluzioni, l'Italia era indubbiamente una delle realtà economiche più arretrate. Si trattava infatti di un paese rimasto indietro rispetto alla rivoluzione industriale, poiché si basava ancora in gran parte sull'agricoltura e aveva una mancanza di materie prime. Con l'arrivo del Risorgimento, nacque quindi un pensiero politico di indipendenza dagli austriaci e di unione, che permise all'Italia di diventare una nazione ancor prima di superare la frammentazione politica -
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I moti in Italia
La notizia dell'insurrezione nell'impero asburgico scatenò le rivolte a Venezia e a Milano, dove le truppe austriache vennero cacciate durante quelle che oggi ricordiamo come "le cinque giornate di Milano". A questo punto intervenne anche Carlo Alberto, Re dei Savoia, il quale sostenne i rivoluzionari nella speranza di annettere i loro territori. Tuttavia, in questo modo corse il rischio di andare contro gli ideali democratici e repubblicani -
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Prima guerra d'indipendenza italiana
il 23 Marzo del 1848 Carlo Alberto dichiarò guerra all'Austria e ottenne il supporto di Papa Pio IX, Leopoldo II di Toscana, e Ferdinando II di Napoli. Per questo motivo la guerra fu definita "Federale", anche se non durò per molto, perché l'Austria minacciò la Chiesa esponendosi disposta allo scisma. Il Papa, quindi, fu costretto a ritirarsi, e con lui anche gli altri sostenitori di Carlo Alberto, il quale fu sconfitto dall'impero asburgico per ben due volte, lasciando i patrioti insoddisfatti. -
Le conseguenze del fallimento dei moti
Dopo il fallimento dei moti del 48 in Italia, le libertà che erano state concesse dai sovrani italiani subito dopo le rivoluzioni in Francia furono ritirate, e ci furono delle forti repressioni. L'unico che continuò a portare avanti queste libertà fu lo stato sabaudo, dove Carlo Alberto aveva appena abdicato a favore di suo figlio Vittorio Emanuele II, il quale s'impose come obbiettivo il tentativo di togliere potere alla Chiesa. -
La prima presidenza di Cavour
Come prima cosa ottenne, nel 1852, la sua prima presidenza del Consiglio attraverso un'alleanza tra estrema sinistra ed estrema destra, rappresentata da lui stesso. In questo modo Cavour ottenne il completo controllo sul parlamento e, di conseguenza, anche sulla scelta del governo da parte del Re. Il grande successo permise al suo progetto per il raggiungimento dell'indipendenza italiana di affermarsi su altri, come, ad esempio, i tentativi repubblicani di Mazzini e Cattaneo. -
L'entrata in scena di Cavour
Fu proprio con Vittorio Emanuele II che Cavour ebbe l'occasione di realizzare il suo sogno: arrivare all'indipendenza e all'unita d'Italia attraverso i regno sabaudo. Egli condivideva la visione della Chiesa che aveva il Re dei Savoia, inoltre desiderava raggiungere una monarchia liberale parlamentare e industrializzata, prendendo come modello quella inglese. -
Seconda guerra d'indipendenza italiana
A questo punto, l'obbiettivo successivo di Cavour era chiaro: attaccare l'Austria per ottenere i territori del Nord-Italia sotto il suo dominio. Ebbe inizio, così, la seconda guerra d'indipendenza.
Inizialmente il regno sabaudo riuscì ad annettere Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna, tuttavia, in seguito ad un trattato di pace con l'Austria da parte di Napoleone III, alleato di Cavour che però iniziò a temere il rafforzamento del Piemonte, furono ceduti Nizza e la Savoia. -
La Spedizione dei Mille
Per quanto riguarda il Sud-Italia, il malcontento generale fu finalmente soddisfatto quando Giuseppe Garibaldi e sua moglie, Anita, partirono con più di 1000 volontari per sbarcare a Marsala l'11 Maggio 1860, dando inizio alla celebre "spedizione dei Mille". Arrivati in Sicilia, i Garibaldini ottennero importanti successi contro l'esercito dei Borboni, combattendo in nome di Vittorio Emanuele II. I Mille arrivarono a conquistare Napoli e a scacciare Francesco II, Re del Regno delle Due Sicilie. -
Fondazione del Regno d'Italia
Cavour, inizialmente contrario alla spedizione dei garibaldini, inviò l'esercito sabaudo nel Sud-Italia, per evitare sia l'inizio di una repubblica democratica nelle terre conquistate, sia l'intervento della Francia, alleata della Chiesa, nel caso di una possibile occupazione di Roma. Dopo aver conquistato anche Umbria e Marche, il 17 Marzo 1861 si riunì a Torino il primo parlamento nazionale, che dichiarò l'unità d'Italia e Vittorio Emanuele II primo Re del paese. Cavour morì poco dopo. -
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La destra storica va al potere
Successivamente all'Unità d'Italia, i due principali partiti furono Destra e Sinistra storiche, le quali erano ugualmente liberali non democratiche e promuovevano una politica elitaria, ma rappresentavano una l'aristocrazia e una la borghesia. Il problema principale che dovette affrontare la Destra storica, quando per prima, nel 1861, andò al potere, fu l'arretratezza del Sud-Italia, dovuta alla condivisione dei debiti delle guerre d'indipendenza del Regno di Savoia con tutto il resto d'Italia. -
Le azioni della Destra storica
I provvedimenti che si cercarono di prendere furono i tentativi di rendere il territorio italiano più omogeneo, attuando la strategia della piemontizzazione, e di raggiungere il bilancio economico fra Nord e Sud. Quest'ultimo comportò delle spese enormi e una conseguente pressione fiscale, andando ad aggravare le condizioni di vita dei più poveri. Ciò causò la nascita di insurrezioni contro lo stato piemontese, ormai visto come il nuovo oppressore, delle prime mafie e del brigantaggio. -
Terza guerra d'indipendenza italiana
Al Regno d'Italia mancavano ancora territori importanti, tra cui, soprattutto Roma. Lo stato della Chiesa si trovava schiacciato fra Regno sabaudo e Garibaldini, ma la sua alleanza con Napoleone III impediva l'intervento armato, poiché si temeva la reazione della Francia. Nel 1866 l'Italia si alleò con la Prussia contro l'Austria e, grazie alla vittoria dell'esercito prussiano, riuscì ad ottenere il Veneto, causando la nascita del pensiero irredentista, di cui Montale fu uno dei maggiori esempi. -
Presa di Roma
Nel 1870, con la sconfitta della Francia da parte dell' esercito prussiano, la conquista di Roma divenne finalmente possibile. I mazziniani e i garibaldini riuscirono quindi a sconfiggere l'esercito francese e ad annettere Roma sl Regno d'Italia nel 1870, attraverso la celebre breccia di Porta Pia. Pio IX rifiutò la legge delle guarentigie offertagli dallo stato ed emano il "non expedit", attraverso il quale impedì la partecipazione politica ai cattolici, che durò fino al 1919. -
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La sinistra storica va al potere
Nel 1876, con Agostino De Pretis, la Sinistra storica succedette al governo della Destra, trovandosi a dover risolvere problemi di carattere sociale. Per prima cosa, si decise di combattere l'analfabetismo, abolire la tassa del macinato, effettuare un decentramento amministrativo e, infine, estendere il suffragio elettorale, che però rimaneva comunque sotto al 10%. Nel 1882 l'Itali a formò, insieme a Germania e Austria, la Triplice Alleanza, e, contemporaneamente, diede il via al colonialismo. -
Primo tentativo di colonialismo
I primi tentativi di colonialismo furono in seguito al 1882, quando la Francia occupò la Tunisia, che era un'occasione di espansione coloniale, e l'italia deviò la propria attenzione sull'Eritrea, vicino a dove, nel 1869 era stato creato il canale di Suez. Durante l'espansione, l'Italia si scontra contro l'Etiopia e perde, rinunciando così ai propri progetti. -
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Il governo di Crispi
Francesco Crispi, successore di De Pretis, governò in Italia dal 1887 al 1896. Egli era nato come mazziniani e democratico, diventando poi monarchico, e desiderava la creazione di uno stato forte. Di conseguenza, applicò una riforma centralista al amministrazione e concesse aperture progressiste. Dopo un periodo di assenza dallo scenario politico, durante il quale fu sostituito da Giolitti, Crispi tornò al potere. Come ultime decisioni, represse le proteste e rilanciò la politica coloniale . -
Secondo tentativo di colonialismo
Crispi puntò alla conquista dell'Etiopia, ma, nel 1896, portò il paese alla sua seconda sconfitta contro la potenza straniera. Con la conseguente dimissione del rappresentante della Sinistra storica, iniziò un periodo di crisi politica e istituzionale. Con il nuovo presidente del consiglio Di Rundinì, l'Italia rinunciò ufficialmente all'Etiopia e limitò il proprio dominio all'Eritrea e alla Somalia