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Le insurrezioni della prima metà dell'Ottocento
Nel corso dell'Ottocento troviamo a singhiozzi vari moti rivoluzionari, dovuti a "rigurgiti" dei valori della Rivoluzione francese che si andarono a scontrare contro i tentativi di Restaurazione dei sovrani successivi al Congresso di Vienna. L'alleanza antirivoluzionaria delle maggiori potenze si dimostrò però forte e nelle prime ondate del secolo in Europa l'unica ad avere successo fu la Grecia, che fu al contrario supportata perché sottomessa dall'Impero Ottomano. -
Società segrete
Importanti nella lotta Restaurazione furono le società segrete, ispirate alla Massoneria del '700, che aveva sostenuto la causa costituzionale e deista. Le più grandi erano democratiche (Comuneros e Adelfi) e liberali (Carboneria), ma ciò non escludeva la presenza di altre più radicali. L'essere formate per la loro totalità solo da intellettuali, studenti e militari le rendeva deboli. -
Il Congresso di Vienna
Dopo esser stata scossa da Rivoluzione francese e fase napoleonica, l'Europa aveva bisogno di riorganizzarsi. Ipotetiche risposte puramente reazionarie furono bloccate dall'evidente impossibilità di restaurare i modelli dell'Ancien Régime, dovuta ai profondi cambiamenti culturali. Nacque dunque un organo sovranazionale che si impegnava a seguire delle linee guida basate sui principi di equilibrio e di legittimità. Venne invece ignorato quello di nazionalità, rimasto orfano della Rivoluzione. -
Gli effetti del Congresso
La nuova cartina dell'Europa mirava a prevenire l'espansione di una singola potenza. Parte dell' Italia fra cui Venezia, in contraddizione al principio di legittimità, finì sotto il potere dell'Impero Austriaco, nato per sostituire il Sacro Romano Impero, che era stato smembrato e mai restaurato. A prescindere dalle soluzioni delle singole realtà, l'Europa fu investita da un forte conservatorismo, insieme alla repressione dell'ideale di nazione, che poteva minacciare i poteri appena ristabiliti. -
Giuseppe Mazzini, la Giovine Italia
Mazzini era un democratico che da giovane aveva aderito alla Carboneria. Successivamente aveva capito i limiti delle società segrete e decise di fare una "rivoluzione a cielo aperto". Fondò così una nuova organizzazione politica, chiamata Giovine Italia. Voleva un'Italia che fosse "una, libera, indipendente e repubblicana", principi che accomunarono molti filodemocratici (che chiamiamo mazziniani).
Fondamentali nel suo pensiero erano i due dualismi "Dio e popolo" e "pensiero ed azione". -
La Primavera dei popoli
I moti del '48 spiccarono per estensione ed intensità anche in un secolo colmo di rivolte. Fra le cause troviamo la carestia di patate in Irlanda che portò 1,5 milioni di persone (su 8) a morire di fame e altri 2,5 milioni ad emigrare negli Stati Uniti, dove la rivoluzione industriale stava divampando, iniziando un flusso che continuerà nel corso del secolo. Inoltre il popolo, coinvolto da nuovi ideali intellettuali(liberalismo, socialismo, democrazia e nazione) torna ad avere un ruolo cruciale. -
Il Manifesto del Partito Comunista
La rielaborazione di Marx ed Engels si distaccava dal carattere utopista del socialismo e vedeva la lotta di classe alla base dello sviluppo storico. Contrariamente al pensiero dell'epoca che aveva visto come protagonista la classe borghese, era invece compito del proletariato fare la rivoluzione e appianare la divisione delle classi, giungendo così al comunismo, obbiettivo finale del flusso della storia. -
Dalla Francia divampa (di nuovo) la Rivoluzione: nasce la seconda Repubblica
La Francia del tempo era insieme all'Inghilterra la monarchia più liberale in Europa. Nonostante questo, il troppo moderatismo del sovrano, unito al tentativo di ostacolare la campagna dei banchetti per l'estensione del diritto di voto, raccolse lo scontento del popolo, che insorse. Venne proclamata la repubblica da un governo provvisorio di democratici e socialisti che convocò un'assemblea costituente, da eleggere a suffragio universale. Parigi fu seguita a cascata dalle maggiori città europee. -
Lo Statuto Albertino
I sovrani di tutta Italia, spaventati dai moti rivoluzionari, concessero delle costituzioni moderate al popolo. Fra queste troviamo nel Regno di Sardegna lo Statuto Albertino, che prese il nome dal re Carlo Alberto. Oltre ad essere la più avanzata fra le costituzioni rilasciate, divenne parte fondamentale della Prima Costituzione d'Italia. -
Le rivolte arrivano nell'Impero Asburgico
Vienna insorse e da lì i moti si dilagarono per tutto il vastissimo Impero Asburgico, sotto il quale si potevano contraddistinguere ben 12 etnie, che colsero il momento per rivendicare autonomia e indipendenza. Il sovrano si trovò costretto a 'concedere qualcosa oggi per non rischiare di perdere tutto domani', e così vennero concessi una nuova costituzione e il suffragio censitario. -
Rivoluzione a Berlino e Germania unita
La rivolta si diffuse anche in tutta la Confederazione Germanica, che comprendeva 39 stati di lingua e cultura tedesca. Evidenziò come quello dell'unità nazionale era un problema che non poteva essere più ignorato e così venne eletta un'Assemblea Nazionale Costituente. L'ultimo nodo da sciogliere era quello fra 2 possibili realtà: la "grande Germania", comprendente l'Austria e la "piccola Germania", affidata agli Hohenzollern di Prussia. Vincerà la seconda e ciò sarà cruciale per l'Italia. -
Venezia e Milano
Dopo la notizia che Vienna era insorta, in Italia la questione nazionale si riaccese e portò a una serie di insurrezioni, a Venezia, che si proclamò repubblica sotto un governo provvisorio guidato da Daniele Manin, e a Milano, dove a seguito delle Cinque giornate gli austriaci furono cacciati dalla città. -
La vittoria dei moderati in Francia
Dopo i provvedimenti del governo provvisorio, fra cui l'abolizione della pena di morte per reati politici, il suffragio universale maschile e la nascita degli atelier nationaux (luoghi in cui i disoccupati potevano trovare lavoro), si prospettava un futuro avanzato e progressista. Le speranze dei più rivoluzionari si spensero però dopo la vittoria dei moderati, che assunsero un carattere nettamente conservatore. I neo-nati atelier furono chiusi e fu istituita la leva per i disoccupati. -
La prima guerra d'indipendenza
Carlo Alberto, spinto dalle richieste di un suo intervento in Lombardia e dall'occasione creatasi con la ritirata degli oppressori da Milano, dichiarò guerra all'Austria. Guidando la rivolta poteva impedire che ai movimenti indipendentisti attecchissero ideali democratici o repubblicani, oltre che espandere i propri possedimenti. Al re sabaudo si affiancarono in quella che divenne una guerra federale Leopoldo II di Toscana, Ferdinando II di Napoli e Pio IX. -
Carlo Alberto rimane solo
Lo Stato della Chiesa si rivelò presto essere l'anello debole della federazione: dopo la minaccia dell'Austria di separarsi dalla chiesa di Roma, Pio IX dichiarò di voler rimanere estraneo al conflitto e fu presto seguito da Leopoldo II e Ferdinando II. Nonostante le prime vittorie, che valsero l'annessione (seppur breve) di Milano, Parma, Modena e Venezia, il Regno di Sardegna fu presto obbligato a cedere. Si concludeva la prima guerra d'indipendenza, lasciando i patrioti insoddisfatti. -
La Repubblica romana
L'ondata di malcontento per il fallimento della guerra d'indipendenza portò ad una serie di proteste. A Roma, Pio IX fu costretto a fuggire e fu istituita la Repubblica romana, sotto un triumvirato formato da Mazzini, Armellini e Saffi. Stessa cosa accadde in Toscana. In Piemonte invece si fecero forti le pressioni su Carlo Alberto di chi chiedeva la ripresa della guerra all'Austria. -
Vittorio Emanuele II di Savoia
Carlo Alberto riprese le ostilità con l'Austria il 20 marzo 1949, ma le poche speranze erano destinate a spegnersi in pochi giorni: dopo una pesantissima sconfitta a Novara, il sovrano abdicò in favore del figlio, nella speranza di ottenere migliori condizioni di pace. Diversamente dagli altri sovrani, Vittorio Emanuele non revocò lo Statuto Albertino. Fra i primi provvedimenti del suo regno ci furono le Leggi Siccardi, volte a revocare i privilegi della chiesa nello Stato sabaudo. -
La Costituzione della Repubblica romana
Quella della Repubblica romana era e sarà la più avanzata vista in Italia per non poco tempo. Fu costituita una Repubblica democratica moderata, laica ed eletta a suffragio universale. -
Repubblicani e monarchici
In questo momento due realtà diametralmente opposte, entrambe con i propri personaggi di spicco, stanno avanzando parallelamente verso l'unità. Da una parte troviamo chi, come Garibaldi e Mazzini, aspirava ad una Repubblica democratica, e l'opzione di una Repubblica federale e democratica di Cattaneo, dall'altra Cesare Balbo e Camillo Benso, che volevano un'Italia sotto la monarchia dei Savoia. -
Camillo Benso, Conte di Cavour
Filomonarchico e aristocratico di nascita, Camillo Benso aveva ereditato dalla madre grande ammirazione (visionaria) per il modello liberale della Francia e soprattutto dell'Inghilterra, esemplare anche per la sua industria. Dopo una rapida ascesa politica, fu fautore del "connubio", alleanza fra destra e sinistra che 'costrinse' il re ad approvare come capo dell'esecutivo un uomo scelto dal parlamento, aspetto fondamentale di una Monarchia parlamentare (che lo Stato sabaudo non era). -
Colpo di stato: nasce il Secondo Impero Francese
Alle rivolte popolari, che scoppiarono in risposta ai provvedimenti del governo, seguì una riforma di carattere plebiscitario e presidenziale, che portò all'elezione di Luigi Napoleone Bonaparte. Il nuovo presidente dimostrò di aver ereditato dallo zio lo stesso carattere autoritario: reintrodusse il suffragio censitario, potenziò l'esecutivo e infine, realizzando un colpo di stato, si proclamò imperatore dei Francesi con il nome di Napoleone III. -
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Il bonapartismo
Napoleone III riuscì a bilanciare perfettamente ricerca del consenso popolare ed autoritarismo. Per farlo assunse un carattere populista e si servì del controllo della libertà. Tentò di rendere la Francia la prima potenza a livello europeo, scontrandosi così con l'Impero Asburgico. Si interessò inoltre alla causa dell'indipendenza in Italia e diede molta importanza all'espansione coloniale, anticipando l'Imperialismo. -
Il primo governo Cavour
Sotto invito di Vittorio Emanuele II, Benso formò un nuovo governo, di cui fu eletto presidente. Cavour, che si trovò in mano uno stato ancora arretrato, inseguì un modello liberale e liberista: i punti più significativi del suo governo furono le nuove infrastrutture, la libera circolazione delle merci e la laicizzazione dello stato. Si andava a definire la realtà più avanzata d'Italia. Ciò attirò le attenzioni di Garibaldi che da mazziniano successivamente si alleò con i Sabaudi. -
La Guerra di Crimea
Benso mandò un contingente di truppe in Turchia per la guerra contro l'Impero russo. Quello che può sembrare un gesto privo di un fine preciso esprime pienamente il genio politico di Cavour: il suo obbiettivo era sedersi al tavolo diplomatico come vincitore, di fianco agli altri alleati dell'impero ottomano, fra cui Napoleone III. Ne approfittò per introdurre agli altri sovrani il problema dell'indipendenza italiana, ma inizialmente non ottenne risultati. -
Gli accordi di Plombières
Le cose cambiarono quando un anarchico italiano attentò alla vita di Napoleone III. Il sovrano francese, che aveva stretto un buon legame con Cavour, acconsentì a firmare un accordo segreto(!): in caso l'Austria avesse aggredito il Regno di Sardegna, l'esercito francese sarebbe intervenuto, in cambio di Nizza e la Savoia dopo la vittoria. L'Italia sarebbe poi stata divisa in un confederazione di tre regni, su cui Napoleone III progettava di ottenere l'egemonia. -
La seconda guerra d'indipendenza
Dopo la firma dell'accordo, Cavour inviò al confine l'esercito, cercando di provocare l'Austria, che cadde nella trappola e inviò un ultimatum chiedendo di ritirare le truppe dalle frontiere. Camillo Benso rifiutò. A seguito dell'intervento francese l'Austria subì pesanti sconfitte. La richiesta di annessione della Toscana preoccupò però Napoleone III che firmò un armistizio con gli austriaci. I Sabaudi cedettero Savoia e Nizza ottenendo però Toscana e Lombardia. Mancavano Veneto, Roma e il Sud. -
La spedizione dei Mille
I repubblicani di Mazzini affidarono a Garibaldi il comando della spedizione nel Regno di Borbone, che trovò terreno fertile nel malcontento generale delle masse popolari, che vivevano in una realtà ancora feudale e speravano in una riforma agraria, e della classe dirigente, che sperava di prosperare colpita dallo sviluppo sabaudo. Garibaldi si accorse presto che solo una delle due realtà in conflitto avrebbe giovato all'impresa e dunque avvennero diversi massacri delle masse contadine rivoltose -
L'intervento di Cavour
Cavour era inizialmente contrario alla spedizione, ma cambiò idea dopo i successi di Garibaldi, che risalendo Sicilia, Calabria e Campania arrivò alle porte di Roma. Le sue maggiori preoccupazioni erano la proclamazione di una Repubblica da parte del generale e un'eventuale risposta francese in caso i mazziniani avessero minacciato lo stato papale, oltre ovviamente all'opportunità di annettere nuovi territorio al Regno. -
Vittorio Emanuele II e Garibaldi si incontrano a Teano
Il 21 ottobre si tennero negli ex territori borbonici dei plebisciti a suffragio universale che approvarono l'annessione al Regno di Sardegna. Fu così che Garibaldi consegnò a Teano al futuro re i territori da lui conquistati. -
Nasce il Regno d'Italia
Il primo Parlamento dichiarò Vittorio Emanuele (che decise di chiamarsi II e non I per sottolineare la continuità tra Regno d'Italia e di Sardegna) "re d'Italia per grazia di Dio e volontà della Nazione". L'espressione (definita giustamente retrograda) subì delle critiche perché faceva riferimento al diritto divino e non al volere del popolo. -
La morte di Cavour e la destra storica al governo
Poco dopo l'unità d'Italia, il 6 giugno, morì Cavour, uno dei suoi principali fautori. Prese il suo posto Ricasoli che guidò il governo e la Destra storica. Al tempo sinistra e destra erano entrambe rappresentanti di un'élite, essendo il parlamento votato dal 2%. Entrambe liberali, le maggiori differenze stavano a destra nei filomonarchici che supportavano l'aristocrazia terriera mentre a sinistra nei filodemocratici a supporto della borghesia cittadina. -
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La Destra Storica
I due problemi principali della destra erano quello economico, dato dal debito ereditato dal Regno di Sardegna e dall'arretrata economia del Sud, e quello culturale. D'Azeglio disse: "fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani", e infatti nonostante si fosse raggiunta l'unità territoriale, le persone al suo interno parlavano dialetti incomprensibili fra loro, avevano leggi e monete diverse. Si avviò in un processo di omologazione e accentramento sulla base piemontese, chiamato "Piemontizzazione" -
Quintino Sella e il pareggio di bilancio
Per risolvere il problema economico, il ministro delle finanze Sella, attuò con l'obbiettivo di risanare il bilancio una serie di manovre efficaci ma dolorose e ad alto costo sociale.
Sella adottò misure di liberismo estremo (libero scambio) e alzò la pressione fiscale attraverso delle tasse indirette (ovvero sul consumo). In particolare le tasse su macinati e pane colpirono duramente la popolazione più povera andando ad aumentare il divario tra ricchi e poveri e Nord e Sud. -
Il grande brigantaggio
Si generò forte malcontento, in particolare nel Sud: oltre ad aver ereditato un deficit che il regno di Borbone non aveva, era soggetto all'imposizione culturale del nuovo Regno, alle nuove tasse e alla leva, che tagliava braccia alle famiglie contadine. Le rivolte furono appoggiate da chi aveva perso potere (Chiesa e Borbone) ed esplose così la guerriglia. Il governo rispose militarmente ma non risolse mai le cause del problema. Si insediarono a quel tempo le radici delle mafie in Italia. -
Firenze capitale
Nella penisola non erano ancora italiani Veneto, Trentino, Friuli-Venezia Giulia e Lazio (quindi anche Roma, l'assenza più sentita). L'appoggio francese al papato rendeva la presa di Roma un sogno irrealizzabile e così, con la Convenzione di Settembre, l'Italia traferì la capitale da Torino a Firenze, città simbolo del Rinascimento. -
La terza guerra d'indipendenza
Il sogno di unione dell'Italia rinsavì quando la Prussia propose un'alleanza contro l'Austria all'Italia, che ottenne dalla Prussia il Veneto. Benché fra le poche vittorie italiane c'erano i successi di Garibaldi in Trentino e Venezia-Giulia, le due regioni restarono territorio straniero. Gli abitanti si sentirono traditi e ciò posò le radici dell'irredentismo. Dopo la guerra, Garibaldi provò nuovamente a prendere Roma ma fu sconfitto dai soldati pontifici supportati dai francesi. -
Viene inaugurato il Canale di Suez
Con il finanziamento di Francia e Impero ottomano (al quale si oppose l'Inghilterra, spaventata dalla possibilità di perdere il proprio primato nel commercio marittimo) venne scavato il Canale di Suez, che collegava il Mediterraneo al Mar Rosso. Diventerà da subito rotta fondamentale per il commercio (indirizzando le mire di colonialismo italiane) e lo resterà fino ai giorni nostri (ce ne siamo accorti con il recente incidente, fruttato 9,6 miliardi di dollari di perdita per ogni giorno). -
Breccia di Porta Pia
La Francia, in difficoltà dopo esser stata attaccata dalla Prussia, dovette ritirare le sue truppe da Roma, che lasciata senza protezione fu presa dal generale Cadorna e finalmente annessa insieme al Lazio. L'antagonismo fra Chiesa e Italia durerà ancora a lungo: il papa rifiutò la "Legge delle guarentigie", che forniva al papato un indennizzo economico, limitata sovranità territoriale e libertà di magistero. -
Roma diventa la capitale d'Italia
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La Comune di Parigi
La sconfitta nella guerra franco-prussiana e le successive condizioni di pace imposte furono così pesanti da scatenare nuove insurrezioni a Parigi. Prima dell'avvento della Terza Repubblica, il popolo parigino trovatosi senza governo ne instaurò uno di stampo socialista libertario, che riuscì a corrispondere all'ideale rousseauiano di democrazia diretta (possibile appunto in realtà limitate). Il movimento fu soffocato nel sangue dal neoeletto presidente Adolphe Thiers. -
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La Grande Depressione
Per la prima volta nella storia l'uomo si trovò a produrre molto più del necessario: era la prima crisi di sovrapproduzione. La deflazione che ne conseguì cambio notevolmente l'economia globale e a giovarci fu un nascente capitalismo. Le conseguenze più immediate furono i numerosi licenziamenti e le riduzioni salariali, che originarono flussi dalle campagne verso aree maggiormente sviluppate e portarono alle molte proteste nelle città. -
"Non expedit"
A inasprire lo scontro fra il Regno e la Chiesa, quest'ultima emise il "non expedit", disposizione che vietava ai cattolici di partecipare alla vita politica del Regno d'Italia. Questo escluse un'enorme massa di persone comuni e moderata ed è una delle cause della radicalizzazione della politica italiana che si vedrà negli anni a seguire. Quasi come protesta verso i comportamenti della chiesa, uno dei primi monumenti di Roma come capitale fu la statua di Giordano Bruno in Piazza Campo de' Fiori. -
La Sinistra storica
Per ironia della sorte la Destra perse le elezioni proprio l'anno in cui si raggiunse il pareggio di bilancio tanto inseguito, complici le tante manovre dolorose che aveva attuato per conseguirlo. Vinse Depretis con la sua Sinistra che abbandonò i propri rami più radicali. Essa pose i seguenti punti: la lotta all'analfabetismo, l'abolizione della tassa sul macinato, il decentramento amministrativo e l'estensione della base elettorale. Ciò si prospettava impossibile senza il ritorno del debito. -
Le prime riforme della Sinistra
La prima mossa fu l'emanazione della legge Coppino (estensione della legge Casati del regno sabaudo), che estendeva l'obbligo scolastico a 9 anni. La legge non ebbe grande successo siccome gran parte della popolazione era povera e si rifiutava di mandare i loro figli a scuola. La tassa sul macinato venne prima abbassata e poi abolita e la base elettorale salì al 7% della popolazione (ancora tutti uomini). Come si sospettava, queste manovre portarono al ritorno del deficit economico. -
La legge Coppino e la creazione del senso d'unità
Come già citato, ai cittadini d'Italia mancava ancora un'unione culturale. Infatti, nonostante il termine Risorgimento sembra presupporre il contrario, l'Italia non era mai stata unita. La scuola aveva sicuramente un ruolo importante nell'indottrinamento dell'identità nazionale (ricordiamo inoltre che vi era da risolvere il problema dell'analfabetismo), ma ebbero un ruolo importante anche la toponomastica e la leva obbligatoria. -
L'Italia della prima crisi di sovrapproduzione
La crisi che aveva colpito l'economia mondiale ebbe effetti anche in Italia. Ciò avvenne proprio quando sembrava star iniziando l'ascesa dell'industria (nel triangolo industriale). Ci fu una risposta protezionistica che non riuscì a limitare i danni. La grave crisi portò all'inizio della grande emigrazione italiana, nella maggior parte dei casi verso l'America. -
Il trasformismo
Fece molto scalpore l'ingresso di Andrea Costa, primo socialista ad entrare in parlamento. Forse per questo Depretis si alleò con la testa della Destra Minghetti, con cui condivideva l'assetto liberale, dando inizio una politica di grande alleanza e grande centro. Iniziò così il periodo del "trasformismo", caratterizzato da grande opportunismo e corruzione. -
Lo schiaffo di Tunisi e la Triplice Alleanza
L'occupazione francese in Tunisia, che era il più plausibile sbocco d'espansione coloniale per l'Italia, portò all'alleanza dell'Italia con Prussia e Austria, nemica storica. Gli abitanti del Trentino e del Friuli-Venezia Giulia protestarono duramente a quella che sembrava l'ufficiale rinuncia dell'Italia ad una "quarta guerra d'indipendenza" e nacque così l'irredentismo. L'Italia ricevette aiuto economico dai tedeschi oltre che il loro supporto al progetto di colonizzazione italiano. -
Inizia l'impresa coloniale
Sbarcate in un porto della baia di Assab, acquistato nell''82 dalla compagnia privata Rubattino, le truppe italiane conquistarono Massaua con l'intento di prendere l'Eritrea. Ciò allertò il monarca del ben più forte Impero etiope, che reagì sconfiggendo gli italiani a Dogali nell''87. -
Il governo Crispi
Salì al governo Francesco Crispi che, da ex mazziniano convertitosi a conservatore, attuò una serie di riforme dal carattere autoritario (leggi di pubblica sicurezza e concentrazione delle principali cariche governative) in contrapposizione ad altre misure di natura nettamente progressista come l'abolizione della pena di morte, l'ampliamento del suffragio, diritto di elezione dei principali sindaci e l'emanazione del codice Zanardelli che riconosceva il diritto di sciopero. -
Trattato di Uccialli
Crispi firmò un trattato bilingue con il negus dell'Impero d'Etiopia che riconosceva all'Italia le conquiste in Eritrea. Nella versione in italiano vi era però una parte in più che comprendeva anche il protettorato italiano su Somalia ed Etiopia. -
Primo governo Giolitti
Il primo mandato da primo ministro di Giolitti fu molto breve e fallimentare: fu criticato per la mancata repressione dei Fasci siciliani (rivolta di natura antilatifondista) e, accusato di corruzione per aver coperto lo scandalo della Banca Romana, si dovette dimettere nel '93. -
Il ritorno di Crispi
Tornato al potere, Crispi represse duramente i Fasci siciliani. Iniziò inoltre la Guerra di Abissinia (per far rispettare all'Etiopia una condizione, il protettorato, che era presente solo nella versione italiana), conclusasi con una netta sconfitta italiana, che sancì anche l'uscita di scena di Crispi. Il trattato di Uccialli fu così abrogato nel trattato di pace di Addis Abeba del 1896. -
Il governo di Rudinì
Il secondo governo Rudinì (che aveva già governato per poco prima di Giolitti) dopo la rinuncia all'Etiopia si concentrò sulla conquista di Somalia ed Eritrea. Dovette inoltre fronteggiare il crescente scontento sociale causato dalla crisi economica che portò a numerosissime rivolte di strada. -
Bava Beccaris spara sulla folla a Milano
Il governo Rudinì ebbe una risposta autoritaria alle rivolte, soffocandole a volte nel sangue. La più famosa fu una delle proteste a Milano, durante la quale il generale Beccaris ordinò di sparare sulla folla usando anche artiglieria pesante. Seguirono numerosi arresti, fra cui il capo del Partito Socialita Italiano, Turati, e limitazioni alle libertà di opinione e stampa. -
Dal governo Pelloux all'attentato a Umberto I
Continuò la striscia di soppressioni anche il successivo governo Pelloux, a cui si oppose una Sinistra sempre più forte. Le sorti cambiarono quando un anarchico, Gaetano Bresci, uccise il re per vendicare la strage di Milano. Fu così che l'anarchia venne sconfessata anche dai socialisti mentre la monarchia riguadagnò consenso. Il successore del re, Vittorio Emanuele III, affidò un nuovo governo a Zanardelli, con Giolitti ministro degli Interni. -
Umberto I, un "Re Buono" o un "Re mitraglia"?
Il re viene ricordato bene da alcuni, per la promulgazione del cosiddetto codice Zanardelli o per la sua risposta all'epidemia di colera scoppiata a Napoli nel 1884. D'altra parte fu criticato per il suo conservatorismo e autoritarismo, per le numerose repressioni sotto il suo regno e per l'onorificenza concessa al generale Beccaris, che probabilmente gli valse la vita. Per questo gli anarchici lo chiamavano "Re Mitraglia". Fu anche destinatario di uno dei biglietti della follia di Nietzsche.