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L'arretratezza dell'Italia a metà Ottocento
Cause la carenza di materie prime nel paese, l'investimento nello sviluppo economico nullo, la mancanza di un ceto imprenditoriale disposto a rischiare in attività produttive, il potere nella nobiltà, nonché la divisione geopolitica fra Stati, l'Italia nella metà del 1800 verteva ancora in gravi condizioni di arretratezza rispetto al resto d'Europa. La produzione era ancora quasi del tutto agricola e preindustriale e nonostante l'aumento demografico la vita media era ancora drammaticamente bassa -
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Non ancora Stato italiano, ma già nazione italiana
A partire dal Medioevo, nel corso dei secoli, sebbene la divisione in molteplici stati, si era in realtà affermata in Italia un'identità culturale, basata sulla lingua e la religione, ma anche sulla consapevolezza di un comune interesse economico. A testimonianza di ciò, le stesse opere che hanno contribuito alla formazione di questa nazionalità italiana, da Dante e la ricerca di una lingua italiana, agli scritti politici di Macchiavelli, o il piglio più illuminista e romantico di Ugo Foscolo. -
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La destra e la sinistra risorgimentali
Mentre accresceva l'interesse per l'idea d'Italia, e le società segrete, anche se fallendo, smuovevano le acque risorgimentali, si delinearono due schieramenti opposti per l'unificazione dell'Italia. La destra risorgimentale (moderata) si affidava al coinvolgimento dei sovrani e alla gradualità del processo di unificazione, mentre la sinistra risorgimentale (democratica), a fronte dei fallimenti dei moti degli anni Venti e Trenta, puntava sul coinvolgimento del popolo e sulla repubblica. -
La Giovine Italia "una, libera, indipendente e repubblicana"
Nel 1831, l'emergente Giuseppe Mazzini fondò la Giovine Italia, una nuova, e pubblica, organizzazione politica con l'obbiettivo di unire il paese liberandolo dal governo dispotico dei sovrani. Il metodo di azione per Mazzini era quello delle insurrezioni, che doveva essere però supportato da una vasta opera di propaganda. La Giovine Italia, discostandosi dall'elitarismo delle società segrete in quanto pubblica, riscontrò successo e ampia diffusione. Fra le sue fila si ricorda Giuseppe Garibaldi. -
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"Dio e popolo", "pensiero e azione"
La concezione romantica della religione in Mazzini lo portò a identificare Dio nella Storia, quindi gli ideali di libertà e progresso andavano vissuti con fede, ed erano gli individui a dover adempiere alla loro missione storica e divina: "Dio e popolo". L'altra dicotomia Mazziniana era "pensiero e azione" in quanto credeva che le due cose non dovessero disgiungersi. Tuttavia dal punto di vista dell'azione i suoi progetti andarono in fumo per i fallimenti delle insurrezioni intorno al 1840. -
Dalla repubblica federale di Cattaneo al moderatismo
Ad auspicare per una repubblica, questa volta federale, era il milanese Cattaneo, con un metodo non discostante dalle idee moderate: procedere attraverso riforme politiche ed economiche, puntare sull'istruzione popolare, sul liberismo doganale e sulle vie di comunicazione. Una corrente di rilievo del moderatismo fu quella filosabauda, con principale attenzione alproblema dell'impero Asburgico in Italia. Esponente significativo dellacorrente nonché della politica risorgimentale italiana fu Cavour -
La crisi degli anni Quaranta, "è scoppiato un quarantotto". (visione internazionale)
Gli anni Quaranta dell'Ottocento furono un periodo di crescente crisi. Sul piano economico ad essere colpita fu principalmente l'agricoltura per carestia e il settore industria per il calo della domanda di beni. Sul piano sociale il decollo della rivoluzione industriale comportava le proteste del proletariato. Sul piano politico i prìncipi della rivoluzione francese continuavano ad esercitare profonda influenza. Tutto ciò fece esplodere nel 1848 un'ondata rivoluzionaria senza precedenti. -
Il Quarantotto in Francia
La Francia nel '48 è di nuova protagonista dell'iniziazione di rivoluzioni. L'evoluzione economica e sociale del paese andava sempre più scontrandosi con i limiti del regime di Filippo d'Orléans, soprattutto per la mancanza di un suffragio universale (maschile), che venne poi introdotto dalla Seconda Repubblica, nata a seguito dell'insurrezione parigina del 22 febbraio 1848. Tuttavia la schiacciante maggioranza dei moderati ricondusse il paese sotto il nipote di Bonaparte, imperatore dal '51. -
"Quando Parigi ha il raffreddore, tutta l'Europa starnutisce." (visione internazionale)
La notizia dell'insurrezione a Parigi diede il via ad una serie di rivolte in tutta Europa. Il 13 marzo del 1848, nell'Impero asburgico a Vienna, scoppia la protesta che genera reazioni a catena in tutto l'impero, Italia compresa che proclama un governo rivoluzionario e indipendente. L'Impero però ripristina l'ordine nel49. Il 14 marzo del '48 toccò alla Germania, il problema dell'unità nazionale portò all'esclusione dell'Austria e al fallimento del liberale rinnovamento e unificazione del paese -
Il "Biennio delle riforme" I.
Dal 1846 al 1848 l'Italia è caratterizzata da movimenti di riforma come nel '46, con l'elezione di Pio IX, papa "liberale" che, con svariate riforme tra cui aprire la Consulta di Stato anche ai laici, riscuote grande entusiasmo nell'opinione pubblica: si diffusero iniziative di riforma simili soprattutto in Sardegna e Toscana. Sembrava starsi verificando la proposta neoguelfa di Gioberti (confederazione di stati italiani presieduta dal papa e sostenuta dalle armi del regno di Sardegna). -
Il "Biennio delle riforme" II.
L'unico stato che continuava a rifiutare ogni tipo di riforma era il Regno delle Due Sicilie. Fu questa rigidità a scatenare una protesta che da Palermo arrivò fino a Napoli. Preoccupato dalle spinte separatiste che si andavano verificando, Ferdinando II di Borbone proclamò l'autonomia delle Sicilia il 29 gennaio 1848, divenendo il primo sovrano d'Italia a concedere la Costituzione, seguito a ruota dal granduca di Toscana, poi dallo Statuto Albertino in Sardegna e infine dallo Stato Pontificio. -
Lo scoppio della prima guerra d'indipendenza in Italia.
Giunta la notizia dell'insurrezione a Vienna, il 17 marzo seguì l'esempio Venezia, che instituì una repubblica e un governo provvisorio. Poi Milano, 18 marzo, con le famose "Cinque Giornate" scacciò le truppe austriache dalla città. La protesta si estese anche nei territori al di fuori dell'Impero asburgico nei vari ducati. Gli austriaci vennero fatti retrocedere in Lombardia, ma Pio IX, sotto minaccia di scisma della potenza cattolica (Austria), si ritiròdal conflitto condannando ilneoguelfismo -
I Piemontesi: la guerra regia
La situazione in Lombardia girava intono alla titubanza del sovrano Carlo Alberto che si decise a dichiarare guerra all'Austria solo il 23 marzo, e nonostante le iniziali vittorie, l'indecisione del re segnò la sconfitta della prima fase della guerra. Sebbene finita la guerra regia i patrioti scontenti riinsorsero ma le sorti delle battaglie furono le stesse, Carlo Alberto abdicando in favore di Vittorio Emanuele II riuscì a rendere la resa più mite, e tutto tornò alla situazione originaria. -
Le diversità del regno di Sardegna; leggi Siccardi
Con il fallimento dei moti del '48 le costituzioni italiane vennero abrogate ad eccezione dello Statuto Albertino nel Regno di Sardegna, lì la direzione politica seguita fu diversa: il nuovo re, Vittorio Emanuele II affidò il governo a Massimo d'Azzeglio con l'intento di avviare il paese verso un cauto riformismo. Una tappa fondamentale di questo percorso è la promulgazione delle leggi Siccardi nel '50 che posero fine ad alcuni tradizionali privilegi della chiesa come il diritto di asilo... -
Camillo Benso, conte di Cavour
Entrato nel '50 a far parte del governo di Azzeglio come Ministro, Cavour, divenne presidente del consiglio nel 1852, grazie ad un accordo politico conosciuto come connubio. Nato dal patto tra Cavour (centro destra) e il leader del centro sinistra nacque un'aggregazione politica di centro con ampia base parlamentare, fatto che costrinse il re ad ascoltare la maggioranza del parlamento stravolgendo lo statuto albertino in funzione di questa rivoluzione istituzionale in senso parlamentare. -
La costituzione della Società Nazionale Italiana
Cavour, "francese nella lingua e inglese nelle idee", agì in funzione dell'arretratezza italiana, nell'obbiettivo di risolverla. Temendo il conservatorismo ecclesiastico predicava "Libera Chiesa in Libero Stato", liberista dal punto di vista economico rese il Piemonte in dieci anni la regione più evoluta d'Italia abbassando le tariffe doganali e favorendo agricoltura e reti stradali. Il risultato della politica di Cavour fu la costituzione della Società Nazionale alla quale aderì anche Garibaldi -
La guerra di Crimea (visione internazionale)
Nel 1853 scoppia la guerra di Crimea. Causa del conflitto furono i contrasti tra la Turchia e la Russia: il progetto di quest'ultima era quello di espandersi verso il Mar Nero, a danno della Turchia. In difesa di essa scesero in guerra Francia e Inghilterra, Mentre l'Austria dichiarò la propria neutralità. Nel 1855 i Russi si arresero. -
La guerra di Crimea (Italia)
Cavour, mossodall'obbiettivo dell'espansione del Regno di Sardegna e dal far assurgere quest'ultimo al rango di potenza europea, intervenne nella guerra di Crimea e inviò 15000 uomini contro i Russi. Questo fatto gli permise di sedere al tavolo dei vincitori nel Congresso di pace, a Parigi, dove venne dedicata una giornata alla questione dell'unità italiana, che divenne a quel punto questione europea. Da Cavour venne sottolineata la durezza dell'impero Asburgico enacque un'intesa con N.leone III -
Gli accordi di Plombières
L'intesa tra Cavour e Napoleone III cresceva e persino quando un italiano attentò la sua vita, Cavour seppe comunque gestirla a suo favore e convinse il francese a sancire i seguenti accordi a Plombières: la Francia sarebbe intervenuta con l'esercito se fosse nata una guerra con l'Austria e in caso di vittoria Nizza e Savoia sarebbero state della Francia, l'Italia sarebbe stata federalmente divisa in tre regni gestiti indirettamente dalla Francia La priorità degli Austriaci fece accettare Cavour -
Fallimenti insurrezionali
Mentre il Regno di Sardegna cresceva sotto le direttive Cavouriane, nel resto d'Italia fallivano i movimenti di insurrezione. Nel '52 a Belfiore vennero impiccati 9 patrioti. Nel '53 Mazzini tentò una rivolta clamorosa a Milano, repressa facilmente con arresti e condanne a morte. Caso celebre l'insurrezione guidata da Pisacane, condividente la visione democratica di Mazzini ma con un piglio socialista che faceva affidamento sulle misere condizioni dei contadini. Rivoltatiglisi contro si suicida. -
La seconda guerra d'indipendenza
Per l'avverarsi dei patti sanciti dagli accordi con Napoleone, Cavour aveva prima bisogno che si iniziasse una guerra con l'Austria, per cui la provocò inviando esercito e corpi volontari al fronte. Caduta in trappola l'Austria, il 29 aprile 1859 inizia la seconda guerra d'indipendenza. Con Napoleone a comando delle operazioni le truppe franco-piemontesi ottengono solo che vittorie e al contempo in altre regioni italiane le popolazioni riinsorgono contro il dominio asburgico. -
Napoleone III firma la pace
Toscana e Emilia chiedono l'annessione al Regno di Sardegna, cosa non prevista dagli accordi tra Piemonte e Francia. Napoleone dunque, spaventato dalla crescente forza sabauda, senza consultare Cavour firma la pace con l'Austria, ottenendo solo la Lombardia. Se la Toscana e l'Emilia annesse al Regno di Cavour sono una vittoria, la cessione di Nizza alla Francia desta forti reazioni tra i democratici, soprattutto in Garibaldi che ne era originario che definisce l'accaduto come incostituzionale. -
La spedizione dei Mille I
Sebbene la fine della seconda guerra d'indipendenza sanciva la fine dell'instabilità sul piano internazionale, la situazione in Italia era tutt'altro che salda, e nel meridione cresceva il malcontento. Fu allora che, sotto consiglio di due mazziniani, Garibaldi vene incoraggiato a partire alla volta del sud, in una spedizione con più di mille volontari (i Mille), che raccolse diversi successi nella battaglie contro l'esercito borbonico, proclamando la dittatura in nome di Vittorio Emanuele II. -
La spedizione dei Mille II
Nel Regno delle Due Sicilie l'iniziativa garibaldiana riscontrò appoggio dal popolo per due motivi: i contadini speravano in un riscatto sociale che mettesse fine al latifondismo e ridistribuisse le terre equamente, la classe dirigente era favorevole all'unità d'Italia in quanto i Savoia potevano essere in grado più dei Borboni di preservare i loro privilegi. Entrando in contrasto le due pretese Garibaldi si trova costretto a reprimere le richieste contadine, intanto le vittorie aumentavano. -
La spedizione dei Mille III: le cause della debolezza borbonica
Le innumerevoli e rapide sconfitte dei Borboni lasciarono sorpresi tutti, lo stesso re Borbone non si spiegava come un esercito di 100000 uomini perdesse contro pochi volontari dalle giubbe rosse. Le cause sono da individuare nell'estensione dell'esercito nel territorio del Regno e nel fatto che fosse in riorganizzazione tecnica, ma anche nell'inadeguatezza dei generali borbonici, spesso anziani e irresoluti, come il re stesso. Si consideri inoltre il supporto popolare che ricevette Garibaldi. -
La spedizione dei mille IV: l'intervento Cavouriano
Prima contrario, visto il successo di Garibaldi, Cavour cambiò idea e ritenne necessario l'intervento delle truppe sabaude per i seguenti motivi: Garibaldi poteva accogliere l'invito di Mazzini ad istituire una repubblica nel sud, poteva inoltre estendere la sua azione anche su Roma, e scatenare l'arrivo dell'esercito francese, infine era presente la possibilità di annettere le Marche e l'Umbria dallo Stato Pontificio a quello di Savoia. L'intervento era supportato anche da Francia e Inghilterra -
La spedizione dei Mille V
L'esercito piemontese a questo punto, forte dell'aiuto estero, con la battaglia di Castelfidardo conquistò Umbria e Marche, il 21 ottobre si tennero dei plebisciti a suffragio universale per la loro annessione al Regno di Sardegna, approvata. Il 26 ottobre 1860 avviene lo storico incontro tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi, al quale non resta che consegnare i territori conquistati e ritirarsi. Le speranze mazziniane vengono deluse un'ultima volta. -
"L'Unità" d'Italia
Il 17 marzo 1861 si riunì a Torino il primo Parlamento nazionale, lì Vittorio Emanuele II venne dichiarato "re d'Italia per grazia di Dio e volontà della Nazione". Ovviamente l'espressione utilizzata destò scalpori, sia per il riferimento al concetto di essere re sotto scelta divina, sia per essere re di un territorio e non di un popolo, al contrario del ben più saggio titolo "re dei Francesi" di Filippo d'Orléans. Il 6 giugno 1861 moriva uno dei principali fautori e artefici dell'Italia, Cavour -
L'unificazione tedesca con Bismarck (visione internazionale)
L'economia prussiana era in espansione dalla metà dell'Ottocento. Nel 1861 divenne cancelliere Otto von Bismarck, un autoritario e spregiudicato Junker (la classe dominante di nobili proprietari terrieri) che intendeva fare della Prussia lo Stato promotore dell'unità Tedesca, non attraverso le rivoluzioni ma sfruttando la guerra. A tal fine si adoperò perché l'esercito prussiano fosse il più potente esercito d'Europa. -
Le volontà dei fratelli d'Italia
Il desiderio di completare l'unità nazionale era sentito in tutto il paese, come era sentita per ragioni morali e patriottiche la necessità di porre Roma come capitale d'Italia. Al di fuori dei confini del Regno vi erano ancora: Veneto, Trentino, Friuli-Venezia Giulia, e soprattutto il Lazio con Roma. Sul come completare l'unità della nazione il paese era diviso, in particolare la destra storica temeva l'intervento francese nel caso di una conquista armata di Roma, al contrario dei Garibaldini. -
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Le prime guerre della Prussia (visione internazionale)
Negli anni sessanta dell'Ottocento Bismarck unificò la Germania attraverso vittoriose guerre lampo, La prima combattuta contro la Danimarca con alleata l'Austria (1865). La seconda, che vide partecipe l'Italia come alleata, fu invece contro la stessa Austria, che dominava la Confederazione Germanica. La vittoria divise la Germania in due confederazioni: Sud (austriaca e supportata dalla Francia), Nord (prussiana). Bismarck mirava ora ai territori francesi e alla Confederazione del Sud. -
La terza guerra d'indipendenza
Il timore italiano per la Francia era sensato, di fatto l'iniziativa garibaldina fu frenata dall' esercito italiano, che con la Convenzione di Settembre non incorse nella guerra. Nel 66 mentre divampavano le proteste per la rinuncia alla conquista di Roma, la partecipazione ad un'alleanza con la Germania contro l'Austria fece nascere la terza guerra d'indipendenza, che nonostante le sconfitte italiane si risolse a favore dell'alleanza italo-tedesca, ma fu ottenuto sol il Veneto tramite Napoleone -
Panorama francese (visione internazionale)
Il Secondo Impero Francese era caratterizzato dal contrapporsi della ricerca del consenso e dell'autoritarismo: bonapartismo. Per la ricerca del consenso Napoleone III sostenne il decollo industriale e dei trasporti, rivoluzionaria la mossa strategico-economica della creazione del Canale di Suez. L'autoritarismo colò tempo e una riforma del 1869 si trasformò in riformismo democratico e liberale. Sul piano estero Napoleone credeva che il nuovo ordinamento di pace d'Europa si basasse sull'Impero. -
La guerra contro la Francia (visione internazionale)
La Francia nutriva già una crescente preoccupazione per i successi militari della Prussia, quando questioni dinastiche in Spagna, inerenti ad un erede tedesco, la costrinsero, il 19 luglio 1870, a dichiarare guerra per il rischio dell'accerchiamento. La potenza della Prussia fu schiacciante e, una volta fatto prigionieri Napoleone, anche la Terza Repubblica appena insorta in Francia perse le battaglie. A Versailles Guglielmo I venne incoronato imperatore del Secondo Impero Tedesco (II Reich). -
L'unificazione della Germania in Europa (visione internazionale)
L'unificazione della Germania comportò tre significativi problemi nel contesto Europeo, ai quali se ne aggiunge uno di natura storiografica.
1. Il problema politico del "centro" di potere equilibrato in Europa
2. Il rapporto tra liberalismo e indipendenza nazionale in Germania
3. Il problema della rivoluzione borghese, in ritardo rispetto a quella industriale
4. Il problema della "continuità" nella storia tedesca che giunge ai drammatici eventi del '900 -
La Comune di Parigi (visione internazionale)
La Francia repubblicana comportò la vittoria moderata e conservatrice delle elezioni, il nuovo governo firmò la pace con la Germania, a quel punto il popolo di Parigi insorse per l'ennesima volta e instituì, la Comune di Parigi, un Consiglio comunale sovrano di matrice socialista, che fra le sue ideologie aveva la democrazia diretta, l'istruzione, la laicità, la lotta alla povertà e all'ingiustizia, il suffragio universale e cooperative fra operai. Repressa nel sangue dopo soli due mesi. -
Roma capitale d'Italia
La possibilità di annettere Roma al Regno d'Italia si presentò quando la Francia dovette affrontare la Prussia in guerra e quindi ritirare le truppe dallo Stato Pontificio. Un corpo di bersaglieri il 1870 attraversata la storica breccia di Porta Pia annientarono la scarsa resistenza pontefice e il papa si dichiarò prigioniero dello Stato italiano. Nel '71 Roma divenne capitale ma l'accaduto e diverse norme statali e papali generarono una profonda frattura nell'Italia tra mondo cattolico e laico. -
L'eredità degli Stati preunitari in Italia
Sebbene l'Italia fosse ormai una nazione unita, di fronte alle potenze europee, la situazione economica e disviluppo era cambiata pressappoco di nulla. Il nord e il sud, sebbene in modi molto diversi che ponevano il settentrione in leggero vantaggio, erano entrambi fortemente arretrati rispetto al resto d'Europa, ancora preindustriali, con politiche economiche che guardano al passato, e con la mancanza della viabilità necessaria al decollo economico-industriale di un paese in nascente sviluppo -
La Destra storica al potere
Gli anni italiani che vanno dal 1861 al 1876 sono caratterizzati politicamente dal predominio della Destra storica sulla sinistra storica (avendo entrambe una concezione liberale sono anche dette liberali). Alla destra appartenevano gli eredi moderati di Cavour, ma il loro ruolo era più di centro rispetto all'estremismo clericale e reazionario-conservatore, mentre erano della sinistra mazziniani e garibaldini. Il paese legale era tuttavia ben distante dalla rappresentazione del paese reale. -
La posizione del potere e la questione finanziaria
Una volta accurata che l'accentramento è l'obbiettivo di chi è al potere per mantenerlo e il decentramento l'obbiettivo di chi il potere vuole spodestarlo, la destra moderata impose l'accentramento, dividendo l'Italia in province con a capo dei prefetti. La questione del bilancio finanziario italiano era grave, con un debito pubblico del 40% del PIL. Per non far fallire il neostato italiano la destra favorì uno sviluppo liberale, e degli sgraditi prelievi fiscali che sembrarono funzionare. -
Il grande brigantaggio
La pressione fiscale, il servizio militare obbligatorio (che privava le famiglie contadine della forza lavoro), l'abbattimento delle barriere doganali, e le commesse statali, furono i principali problemi con cui gli abitanti del Regno delle Due Sicilie dovettero scontrarsi. Ne nacque un complesso e violento fenomeno di rivolta detto grande brigantaggio, che venne esclusivamente represso in spirali di sangue, senza guarirne i problemi, cosa che alimentò il diffondersi di fenomeni come la mafia. -
La caduta della Destra storica
Il 16 marzo del '76 viene ufficialmente raggiunto il bilancio, l'ancora delicata Italia è salva dalla condanna economica, tuttavia questa battaglia ha logorato all'interno i componenti del governo della Destra storica. Ormai non più in grado di comprendere né attuare le riforme di cui necessitava l'Italia e la sua economia a fronte del mercato internazionale. 18 marzo 1876, l'appoggio della maggioranza si sposta alla sinistra. Intanto muoiono tutti i principali protagonisti del Risorgimento. -
Period: to
La Sinistra storica al potere con Depretis
Nei vent'anni di governo della Sinistra (1876-1896), figura di spicco è il leader dell'opposizione Agostino Depretis e i suoi tentativi di riforma per quanto concerne la scuola, ora obbligatoria fino ai 9 anni, l'abolimento della tassa sul macinato, e il suffragio elettorale. Quest'ultimo raggiunge infatti unquarto della popolazione maschile sopra i 21 anni al voto. Le elezioni dell' 82 videro la vittoria della sinistra ma con un buon risultato anche per la destra Venne eletto il primo Socialist -
La politica parlamentare
Il risultato ottenuto dalla Destra preoccupò Depretis che decise allora di accordarsi con il leader di destra, con l'obbiettivo di incoraggiare i passaggi tra gli schieramenti assottigliandone le differenze. Il fenomeno prese il nome di Trasformismo e il fine era quella di organizzare una grande maggioranza centrale che tagliasse fuori gli estremismi. Tuttavia la mancanza di partiti diventò di fatto il terreno per rivendicazioni individuali e private, con il dilagare della corruzione. -
La politica economica
Sebbene negli anni Settanta dell'Ottocento iniziarono a nascere le grandi industrie italiane, il settore prevalente rimaneva l'agricolo, che entrò in crisi per le troppe importazioni dal mercato estero La crisi raggiunse in breve tempo anche il settore industriale. Erano sempre di più le persone che chiedevano l'aumento delle tariffe doganali per l'estero a protezione del mercato interno. L'abbandono dell'economia liberoscambista ebbe tuttavia più effetti negativi che positivi, soprattutt al sud -
La politica estera: Triplice Alleanza
In politica estera l'Italia era in difficoltà visto il suo isolamento. Per uscirne decise di allearsi difensivamente con Germania e Austria: nacque così la Triplice Alleanza. E se per l'opinione pubblica questo contratto fu malvisto per la rinuncia ai territori italiani ancora in Austria (Trentino e Friuli), dal punto di vista economico i capitali tedeschi importati furono benefichi e nuove banche, come il Credito Italiano, aprirono. Intanto si apriva con insuccessi la campagna coloniale italian -
"L'Italia s'è fatta, adesso biso-"... "ma non si fanno gli Italiani"
L'arduo percorso che aveva portato all'unità d'Italia aveva generato fin troppe persone ad essere se non contrarie indifferenti al nuovo Stato. Per creare un'identità nazionale, era necessaria una complessa azione pedagogico-sociale, che fece principale affidamento sulla cultura, come s'è visto all'inizio, e soprattutto sull'istruzione, che era diventato un fatto di utilità generale, e perciò un dovere nazionale e nei diritti dello stato La scuola divenne gratuita e obbligatoria i primi due anni -
Maestre e l'ormai sessista affermazione "Madri del popolo"
L'evento che portò alla predominanza del ruolo femminile tra gli insegnanti nella scuola dell'obbligo è di naturale natura sessista quanto curiosa. Di fatto le leggi che gestivano l'assegnazione dei posti di lavoro scolastici non differenziava di molto i sessi. Ciò che differiva a parità di meriti era lo stipendio, due volte più basso per le donne, e visti i magri fondi che lo stato riservava alla scuola, ecco come nasce il mito della maestra di campagna che alleva il popolo al risorgimentalismo -
Il mito dell'Italia unità. "Il più grande fra i re"
Al "fare gli Italiani" contribuirono particolari eventi che si andavano solidificando in quel periodo, come le feste patriottiche e nazionali, l'identità militare e l'orgoglio dell'uniforme, istituzioni di musei e parchi della rimembranza. Ma l'evento che più scosse l'Italia e la unì in nome della stessa sofferenza, fu la morte dell'idealizzato "re galantuomo", il re visto come padre affettuoso che fu Vittorio Emanuele II. Le sue celebrazioni furono moltissime, alla base dei valori del patrimoni -
Lo Stato forte di Crispi
Nel panorama politico la successione di Francesco Crispi al governo fu importante per le sue manovre di accentramento del potere, investendosi temporaneamente sotto consenso del nuovo re Umberto I delle cariche del Consiglio, del Ministro degli Interni e degli Esteri. Fu il primo dall'unità d'Italia a ricevere tanto potere. Durante il suo governo fece nascere una guerra doganale con la Francia e iniziò un'aggressiva politica coloniale, che sotto dissenso della maggioranza lo portò a dimettersi. -
Da Giolitti alla fine della Sinistra
A Crispi succedette il governo di Giovanni Giolitti (1891), che trovandosi a dover gestire rivolte complicate e essendo lui implicato in uno scandalo della Banca Romana fu accusato di debolezza e complicità e costretto a dimettersi. Al governo tornò l'uomo "Forte", Crispi, che con aggressività soppresse la rivolta dei Fasci Siciliani e sempre aggressivamente riprese la fallimentare campagna coloniale. Con le sui dimissioni (1896) finiva l'età della Sinistra storica. -
La crisi di fine secolo
Il fallimento dell'impresa coloniale aprì una crisi politica e istituzionale che si promulgò fino al nuovo secolo. I capi al governo raramente furono prestanti e una forte crisi economica a cui seguì la fame comportò diverse rivolte e proteste, risolte nel massacro. il piano politico era confuso e fra le varie dimissioni chi si rafforzò fu l'attiva estrema sinistra, non mancante di socialisti che nelle elezioni del 1900 guadagnava terreno. Lo stesso anno un anarchico uccise il re Umberto I. -
L'arrivo all'età giolittiana
Con il non chiaro caso dell'omicidio del re si era toccato dunque il culmine di un lungo periodo di crisi sociale ed economica. Il regicidio divenne la condanna dell'anarchia. La monarchia riprese consenso, e già si inneggiava unanimamente, anche in politica, al "re buono" trucidato mentre dava una dimostrazione d'amore al suo popolo, divenendo più da morto che da vivo simbolo dell'unità italiana Con Vittorio Emanuele III come re e Giolitti come ministro degli Interni ha inizio l'età giolittiana -
Bilancio Europeo (visione internazionale)
A metà Ottocento la Francia, non potendo competere sul piano mondiale contro l'Inghilterra, voleva affermarsi come potenza egemonica del continente entrando in competizione e perdendo contro la Germania. Verso la fine del secolo gli elementi si spostano sulla colonizzazione per rafforzare le economie nazionali. Nel frattempo si affermano prepotentemente come nuove grandi potenze extraeuropee il Giappone e gli Stati Uniti.