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L'età della Restaurazione
Il congresso di Vienna (1814-1815) avvia l’età della Restaurazione. Sconfitto Napoleone, Austria, Gran Bretagna, Prussia e Russia mirano a restaurare il sistema politico precedente alla rivoluzione cercando un equilibrio per evitare iniziative rivoluzionarie. La Santa Alleanza (1815) vincola al reciproco aiuto Russia, Austria e Prussia. La Quadruplice Alleanza (1818) con la Gran Bretagna isola la Francia. La Quintuplice Alleanza (1818) impegna anche la Francia a mantenere l’ordine restaurato. -
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I Borbone tornano sul trono
In Francia il ritorno all’ordine richiede un compromesso. La dinastia dei Borbone torna sul trono con Luigi XVIII (1814) che si presenta come monarca di diritto divino concedendo tuttavia una Carta costituzionale. Il sovrano conserva l’ordinamento amministrativo napoleonico e rinuncia ad allontanare il personale amministrativo e militare del regime precedente. Gli succede nel 1824 Carlo X che tenta di ristabilire l’assolutismo monarchico restringendo le libertà costituzionali. -
L'onda lunga della Rivoluzione francese
Tornare alla situazione antecedente al 1789 è impossibile: la rivoluzione francese ha cambiato per sempre l’Europa da un punto di vista sociale - abolendo i diritti feudali; politico - abbattendo la monarchia assoluta; ideologico - introducendo l’ideale di patria e nazione; militare - prevedendo l'arruolamento di tutti gli uomini abili. Ciò è ancor più in Francia, madre della Rivoluzione e patria di Napoleone. -
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Carlo X
Carlo X restituisce i privilegi al clero e indennizza gli aristocratici per gli espropri rivoluzionari (legge del miliardo). Alle elezioni del 1827 la borghesia liberale conquista la maggioranza in Parlamento. Carlo X sceglie lo scontro indicendo nuove elezioni nel 1830. L’opposizione si rafforza ulteriormente, Carlo X il 25 luglio 1830 tenta un colpo di stato con 4 ordinanze: scioglie il nuovo Parlamento, limita la libertà di stampa, restringe il diritto di voto e indice nuove elezioni. -
"I tre giorni gloriosi"
La reazione del popolo di Parigi è immediata: il 25 luglio scende in piazza innalzando barricate e si scontra per tre giorni contro le truppe regie, sono le "I tre giorni gloriosi" (27-29 luglio). La direzione dell’insurrezione passa a borghesia e moderati che offrono la corona al cugino del re, Luigi Filippo d’Orléans, detto il “re borghese” per il suo orientamento liberale. La vera vincitrice è la borghesia moderata. -
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Filippo d’Orléans
La Francia è governata da Luigi Filippo d’Orléans, fra i sovrani meno oppressivi d’Europa, ma è ancora una volta dalla Francia che partirà l’ondata rivoluzionaria. La politica di Luigi Filippo è espressione degli interessi della grande borghesia (banchieri, ricchi commercianti), le classi sociali più umili sono ignorate. -
Epidemia di colera
Parigi è colpita da un’epidemia di colera, che fa vittime soprattutto nei quartieri popolari, dove gli abitanti vivono in appartamenti affollati e insalubri, mentre i benestanti si allontanano dalla città. Solo a Parigi si contano 18.000 morti, più di 100.000 in tutta la Francia. -
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La crisi degli anni 40 dell'Ottocento
Dopo i moti degli anni 20-30, gli anni 40 sono un periodo di crisi crescente. Una devastante carestia colpisce l’agricoltura soprattutto in Irlanda e nei Paesi del Nord e Centro Europa. Cala la domanda di beni, numerose imprese falliscono. In Inghilterra e Francia, dove la rivoluzione industriale era decollata, la crisi economica esaspera la protesta del proletariato che vede ulteriormente compromesso il proprio tenore di vita. -
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Verso la Seconda Repubblica
Dal 1845 l’aumento delle tasse fa crescere l’opposizione a Luigi Filippo. I socialisti vogliono riforme economiche e sociali per una più equa distribuzione della ricchezza; i democratici chiedono il suffragio universale; i repubblicani mirano ad allontanare il re per proclamare la repubblica; i legittimisti sostengono i diritti al trono dei Borbone. Su 32 milioni di abitanti gli elettori sono 250.000: per chiedere la riforma elettorale le opposizioni organizzano la “campagna dei banchetti”. -
Il socialismo francese
Il socialismo francese è in continuità con l’ideale di uguaglianza della Rivoluzione e il pensiero di Rousseau. I principali esponenti sono Saint-Simon (1760-1825) che propone un governo di tecnici ispirato ai valori cristiani, Fourier (1772-1837) che auspica una società organizzata in piccole comunità basate su agricoltura e distribuzione dei compiti, Proudhon (1809-65) che critica il diritto di proprietà, Blanc (1811-82) che propone gli ateliers sociaux, fabbriche gestite dagli stessi operai -
Ondata rivoluzionaria
I principi della Rivoluzione francese esercitano la loro influenza nonostante la Restaurazione. La richiesta di estensione del diritto di voto e la rivendicazione dell’indipendenza nazionale sono sempre più diffuse. Esplode nel 1848 un’ondata rivoluzionaria di grande ampiezza e intensità. L’Europa si ribella all’assolutismo. Ancora oggi diciamo “è successo un quarantotto” per indicare una situazione di caos improvviso e tumulto generale. -
Rivoluzione di febbraio
Il 22 febbraio 1848 il governo proibisce lo svolgimento di un comizio della campagna dei banchetti, il popolo parigino insorge e in soli tre giorni (rivoluzione di febbraio) proclama la Repubblica. È la Seconda Repubblica dopo quella proclamata dalla rivoluzione francese del 1789. -
Governo democratico provvisorio: febbraio-aprile 1848
Prende vita un governo provvisorio che emana provvedimenti democratici: suffragio universale maschile, abolizione della pena di morte per gli oppositori politici, abolizione dei titoli nobiliari e della schiavitù nelle colonie, riduzione della giornata lavorativa a 10 ore, creazione degli ateliers nationaux per dare lavoro ai disoccupati. Emergono le differenze ideologiche e di interessi tra liberali e socialisti che segnano la rottura del fronte rivoluzionario. -
Verso l'Impero
Le elezioni con 9 milioni di votanti del 23 aprile vedono il successo dei moderati. Si cancellano giornate lavorative di 10 ore e ateliers nationaux, gli operai sotto i 25 anni sono obbligati ad arruolarsi. Il 23 giugno scoppia la rivoluzione di giugno che per 4 giorni vede scontrarsi borghesia e proletariato. La repressione è feroce, i moderati prevalgono: la Costituzione del novembre 1848 prevede l’elezione diretta del Presidente della Repubblica che ottiene poteri ai danni del Parlamento. -
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Carlo Luigi Napoleone Bonaparte
Il 10 dicembre 1848 viene eletto presidente Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, nipote di Napoleone, con 5 milioni di preferenze. Luigi Bonaparte, forte del largo consenso, trasforma la Repubblica in una dittatura personale. Nel 1851 fa approvare una nuova Costituzione che gli assicura una presidenza decennale esautorando il Parlamento; nel 1852 si fa proclamare imperatore dei Francesi. L’ordine è ripristinato. -
Il Secondo Impero francese
Il Secondo Impero francese di Napoleone III non è né un regime parlamentare né una monarchia tradizionale ma un nuovo modo di governare - il bonapartismo - basato su ricerca del consenso, attraverso il sostegno al decollo industriale e la costruzione di grandi opere pubbliche, e autoritarismo, attuato tramite il controllo di libertà di stampa e di associazione e la concentrazione del potere legislativo nelle mani del Senato e del Consiglio di Stato, nominati dallo stesso Napoleone III. -
Il plebiscito nella politica di Napoleone III
Napoleone III fa un uso spregiudicato del plebiscito che utilizza per stabilire un rapporto diretto con le masse senza la mediazione politica dei partiti e la libera discussione parlamentare. Da strumento di democrazia il plebiscito diviene strumento di consacrazione delle sue decisioni anche per la mancanza nel paese di una posizione in grado di far sentire la propria voce. -
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Il principio di nazionalità
Napoleone III aveva capito l’importanza del principio di nazionalità nel suo tempo. Sostenendo l’aspirazione delle vicine Italia e Germania a costituirsi come nazione la Francia avrebbe acquisito un primato morale in Europa guadagnandosi la possibilità di espandere i propri confini dalle Alpi al Reno, considerati i confini naturali del Paese. Italia e Germania avevano bisogno di sostegno e tolleranza da parte della Francia per riuscire nell’impresa dell'unificazione. Sarà così solo per l'Italia -
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“L’impero è la pace”
Il nuovo ordinamento dell’Europa secondo Napoleone III si sarebbe conciliato con la grandezza di un nuovo impero napoleonico. Questo nuovo ordine avrebbe riconciliato i popoli assicurando la pace perpetua, come sintetizzato nella sua celebre espressione “L’impero è la pace”. -
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La guerra di Crimea
Nel 1853 la Russia tenta di espandersi verso il Mar Nero a danno della Turchia. Napoleone III in accordo con l’Inghilterra promuove un’azione diplomatica a difesa della Turchia, l’Austria resta neutrale. La Russia viene attaccata dagli alleati franco-inglesi in Crimea. Nel 1854 Cavour, che considera Napoleone III come l’eredità borghese del 1848, manda in Crimea 15.000 uomini a sostegno degli alleati con lo scopo di inserire il Regno di Sardegna fra le potenze europee. -
Il congresso di Parigi
Il congresso di Parigi che segue la guerra è il vertice della potenza di Napoleone III e del ruolo egemone della Francia nella politica europea. Cavour siede al tavolo dei vincitori e porta all’attenzione delle potenze europee il problema dell’indipendenza italiana. Tra i due si stabilisce un’intesa. Nel 1858 Napoleone III è vittima di un attentato da parte del repubblicano Felice Orsini. Cavour usa l’episodio per convincere Napoleone III dell’urgenza di dare soluzione alla situazione italiana. -
Gli accordi di Plombières
Napoleone III e Cavour stipulano un accordo che prevede l'intervento della Francia a fianco del Regno di Sardegna in caso di dichiarazione di guerra da parte dell’Austria, la cessione di Nizza e Savoia alla Francia in caso di vittoria, la costituzione in Italia di una confederazione composta da Regno dell’Alta Italia, Regno dell’Italia centrale, Regno delle Due Sicilie. “Il miglior modo di assicurare la pace è prevenire le complicazioni suscettibili di provocare la guerra” sostiene Napoleone. -
La seconda guerra d’indipendenza italiana
Cavour invia l’esercito ai confini della Lombardia per provocare l’Austria che invia un ultimatum. Il 29 aprile ha inizio il conflitto. Napoleone III assume il comando delle operazioni, l’8 giugno entra a Milano con Vittorio Emanuele II. Temendo di perdere il controllo della situazione e firma l’armistizio con l’Austria. La Lombardia è ceduta alla Francia e da questa al Regn o di Sardegna cui sia annettono anche Emila e Toscana, il Veneto resta austriaco, Nizza e la Savoia vanno alla Francia. -
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Difficoltà interne al regime napoleonico
Le difficoltà interne di Napoleone III aumentano con il passare degli anni: dopo il sostegno dato a Cavour i cattolici temono per le sorti del papa; l’accordo di libero scambio con l’Inghilterra (1860) ha danneggiato la piccola e media borghesia incrinando le basi del consenso dell’Impero. Napoleone è costretto a una svolta liberale. -
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La svolta riformista di Napoleone III
Dopo il 1860 l’autoritarismo lascia il posto al riformismo. La censura sulla stampa si allenta, le opposizioni possono riunirsi, i ministri sono resi responsabili davanti al Parlamento. Napoleone III continua però a perseguire l’obiettivo di rendere la Francia la maggior potenza continentale: dopo il caso italiano si inserisce negli affari interni di altri paesi come la Spagna. Ambizioni coloniali lo portano a interventi militari come quello in Messico, che fallisce nel 1867. -
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L’antagonismo franco-prussiano
Dopo i successi militari della Prussia contro la Danimarca nel 1865 e contro l’Austria con la schiacciante vittoria di Shadow il 3 luglio 1866, la Francia inizio a nutrire una crescente preoccupazione per l’affermarsi di questa potenza. Il cancelliere prussiano Bismarck, conosciuto anche come cancelliere di ferro, non nasconde il proprio interesse per due regioni francesi abitate da popolazioni di lingua tedesca: l’Alsazia e la Lorena. -
Il conflitto franco-prussiano
Nel 1870 la tensione diplomatica tra Francia e Prussia cresce a causa della questione dinastica per la successione al trono spagnolo. Bismarck, manipolando un messaggio di Guglielmo I (il dispaccio di Ems) lascia intendere ai francesi che sul trono di Spagna avrebbe potuto sedere un Hohenzollern, condizione inaccettabile per la Francia che si sarebbe trovata circondata. Napoleone III giudica il conflitto inevitabile e dichiara guerra alla Prussia il 19 luglio 1870. -
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Le conseguenze della sconfitta: nasce la Terza Repubblica
Il conflitto è rapido per la superiorità dell’esercito prussiano, i francesi sono annientati a Sedan il 2 settembre 1870, Napoleone III viene fatto prigioniero. Il 4 settembre Parigi insorge e viene proclamata la Terza Repubblica. Nel 1871 il governo repubblicano si arrende alla Prussia e firma la pace di Francoforte le cui condizioni sono durissime: pagamento di un’indennità di 5 miliardi di franchi d’oro, occupazione temporanea di una parte del territorio, cessione di Alsazia e Lorena. -
Nasce il Secondo Reich
Al termine del conflitto i rapporti di forza tra Francia e Prussia sono invertiti. La Francia esce dal conflitto umiliata e molto ridimensionata nella propria influenza europea. Nasce il Secondo Reich: l’unità tedesca pone al centro dell’Europa una grande potenza che altera i rapporti internazionali, spezza il rapporto tra liberalismo e indipendenza nazionale, esclude senza la borghesia dall’ascesa politica. -
Parigi in rivolta
Nel febbraio 1871 le elezioni della Terza Repubblica vedono la vittoria delle forze moderate e conservatrici. La guida del governo è affidata ad Adolphe Thiers ex ministro di Luigi Filippo. I motivi patriottici del sentimento nazionale offeso dalla pace umiliante con la Prussia, le privazioni dell’assedio, il desiderio di riscossa contro il dominio borghese concorrono a dare il via alla rivolta di Parigi, inizialmente di carattere piccolo-borghese più che operaio e senza obiettivi precisi. -
La nascita della Comune di Parigi
I rivoltosi formano un libero governo, il 26 aprile nasce la Comune di Parigi. I comunardi invitano il resto della Francia a seguire il loro esempio, costituendosi in comuni autonomi da riunire successivamente in una federazione. È la proposta di un’unità nata dal basso, attraverso il metodo associativo, contrapposta allo stato monarchico. Ma la Comune di Parigi resta isolata, e pertanto votata alla catastrofe. -
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La vita della Comune di Parigi
I comunardi condividono: antipatia per i contadini reazionari, ideali di democrazia diretta, istruzione pubblica, laicità, lotta alla povertà. Democratici e socialisti si contrappongono, prevalgono i socialisti. La Comune è guidata da un Consiglio comunale eletto a suffragio universale composto anche di operai con potere legislativo ed esecutivo. La giustizia è affidata a tribunali popolari, la difesa a un esercito popolare. È il primo regime socialista e popolare della storia. -
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Fine e mito della Comune di Parigi
Per borghesia, aristocratici e proprietari terrieri la Comune è una minaccia da eliminare. Thiers ottiene da Bismarck la liberazione dei prigionieri di guerra e ricostituisce l’esercito francese, che attacca Parigi nella settimana di sangue. La città è un campo di battaglia: 30.000 comunardi vengono uccisi, oltre 43.000 imprigionati. I comunardi uccidono 64 ostaggi. La Comune diviene un mito per aver realizzato seppur brevemente il sogno dei rivoluzionari di tutti i tempi: la democrazia diretta -
La Comune nel giudizio di Marx
Nell’analisi di Marx la Comune è l’antitesi allo stato borghese poiché sopprime l’esercito e il parlamento borghese a vantaggio di un esercito popolare e di un consiglio comunale eletto a suffragio universale. La forma di governo espansivo della Comune si contrappone ai governi precedenti repressivi. Per Marx la Comune è il governo della classe operaia, prodotto della lotta della classe dei produttori contro la classe appropriatrice, nella quale si compie l’emancipazione economica del lavoro. -
La Terza Repubblica in azione
Superata l’esperienza della Comune, Adolphe Thiers, eletto presidente della Repubblica, affronta con grande energia la situazione pagando anticipatamente il debito di guerra ai tedeschi attraverso un prestito nazionale. I Tedeschi che presidiano parte del territorio francese a garanzia del pagamento lasciano la Francia. La Francia è animata da una ferma volontà di riscatto, come dimostrato dall’introduzione nel 1872 del servizio militare obbligatorio. -
Verso la nuova costituzione
Lo scontro fra monarchici e democratici mette a rischio la Repubblica. Nel 1873 il presidente Thiers, repubblicano dichiarato, è costretto a dimettersi dalla maggioranza parlamentare monarchica. L'oltranzismo e le divisioni nello schieramento monarchico spingono i più moderati a trovare accordi con i difensori della repubblica. Il risultato dell’intesa è la Costituzione del 1875, approvata con la maggioranza di un solo voto, cha garantisce definitivamente l'assetto repubblicano della Francia. -
La Costituzione del 1875
La Costituzione del 1875 individua 3 istituzioni fondamentali: la Camera dei deputati eletta a suffragio universale che detiene il potere legislativo; il Senato solo in parte eletto, che condivide con la Camera dei deputati il potere legislativo; il presidente della Repubblica a capo del governo con ampi poteri. Si tratta di una costituzione di compromesso, che attraverso il presidente e il Senato è orientata in senso conservatore, ma che ha nella Camera dei deputati un'apertura democratica. -
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La maggioranza repubblicana
L'indirizzo conservatore e filomonarchico diviene minoritario. Nel 1879 i repubblicani conquistano la maggioranza in entrambe le Camere del Parlamento. I governi che si susseguono fino all’inizio della prima guerra mondiale (ben 50 tra 1875 e 1914) restano sempre in mano ai repubblicani moderati e ai radicali. Questa relativa stabilità politica consente di realizzare riforme importanti. -
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Le riforme della Terza repubblica
Nel contesto del progressivo sviluppo industriale del paese, i governi repubblicani estendono la democrazia e laicizzano lo Stato: sono garantite la libertà di stampa e di associazione; la giornata lavorativa è ridotta a 10 ore; è riconosciuto il diritto all'organizzazione sindacale; sono introduzione il divorzio e il matrimonio civile; è sancita la separazione dello Stato dalla Chiesa e il monopolio statale dell'istruzione, che è laica e per il ciclo elementare obbligatoria e gratuita. -
Spinte autoritarie
L'affermazione dei repubblicani non evita tentativi sovversivi reazionari. Nel 1877 Mac Mahon prova a sciogliere le Camere dopo la vittoria elettorale dei repubblicani ma fallisce. Nel 1889 il generale Boulanger cerca di instaurare un regime presidenziale autoritario finalizzato alla revanche contro la Germania. Appoggiato da destra oltranzista, nazionalisti e dissidenti radicali il complotto viene sventato. Il progetto è parte di un clima antidemocratico, nazionalista, militarista e razzista.