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La fine della guerra dei Sette anni
Alla fine della guerra dei Sette anni l'Inghilterra inasprì la tassazione nelle colonie (con lo Sugar Act nel 1764 e lo Stamp Act nel 1765). L'imposizione fiscale, come pure l'obbligo di commercio esclusivo con la madrepatria, era percepito come un supruso da parte dei coloni che, sentendosi parte del mondo britannico, pretendevano gli stessi diritti di rappresentanza politica e controllo decisionale di cui gli inglesi godevano in patria. -
No taxation without representation
L'Inghilterra inviò nelle colonie un reggimento che aumentò il risentimento antibritannico. Agli scontri seguirono alcune morti, fruttate dalla propaganda patriottica per invitare la popolazione alla protesta ed al boicottaggio delle merci inglesi. Al grido di "no taxation without representation" (principio sancito in madrepatria fin dalla Magna Charta del 1215) si chiedeva inoltre al Parlamento inglese, privo di rappresentanti delle colonie, il ritiro dei provvedimenti fiscali. -
Tea party
Quando l'Inghilterra affidò alla Compagnia delle Indie il monipoolioo della vendita del tè (Tea Act) alcuni coloni travestiti da indiani attaccarono tre navi inglesi nel porto di Boston e gettarono il carico di tè in mare. Londra reagì facendo chiudere il porto e mettendo sotto controllo la vivace attività politica ed editoriale delle colonie -
Congresso continentale
Un primo Congresso continentale decise di proseguire sulla linea del boicottaggio ma tentare, invano, una conciliazione con la corona mentre un secondo Congresso, l'anno successivo, decise di di procedere con la resistenza armata e di formare un esercito con a capo George Washington -
Guerra
La spaccatura fra lealisti (burocrati, clero anglicano, classi agiate) e indipendentisti (intellettuali e classi medio-basse) vide prevalere i secondi. Ne conseguì una guerra con la madrepatria le cui sorti si decisero a sfavore degli inglesi soprattutto dopo l'aiuto finanziario e miliare francese (1777) e l'ingresso in guerra a fianco dell'esercito coloniale di Francia (1778), Spagna e Olanda (1779) fino alla definitiva capitolazione nel 1781 -
Dichiarazione di indipendenza
Il 4 luglio (festa nazionale) 1776 venne siglata (da Benjamin Franklin e Thomas Jefferson fra gli altri) la Dichiarazione di indipendenza delle colonie dalla madrepatria. Applicando i principi dell'Illuminismo e del giusnaturalismo, si sanciva che gli uomini fossero "creati" uguali e che i diritti a vita, libertà e ricerca della felicità fossero inalienabili e rovesciabili i governi che ne impedissero la realizzazione. Integrata nel 1791 da dieci emendamenti è tuttora in vigore. -
Trattato di Versailles
Le trattative di pace videro l'a Gran Bretagna perdere la Florida a favore della Spagna ma mantenere il suo primato commerciale e coloniale globale mentre la Francia non conseguì alcun significativo risultato positivo. Esaurite le finanze e delusa la popolazione si avviava verso il proprio processo rivoluzionario -
Convenzione di Filadelfia
Una Convenzione di 55 delegati (dei tredici stati originari più i nuovi acquisiti con Versailles) presieduta da Washington elaborò un progetto costituzionale federalista (i singoli stati membri mantenevano limitate autonomie legislative ma si associavano in un'unica entità statale sovrana in materia di politica estera, monetaria e difesa). La linea confederalista (di stati pienamente indipendenti se non per la politica estera) fu scartata per via della crisi economica postbellica -
Stati Uniti d'America
Nacquero così gli USA (con primo presidente Washington): una Reppubblica presidenziale e federale che faceva proprio il principio di separazione di Montesquieu (potere esecutivo al presidente, legislativo al Congresso composta di Camera dei rappresentanti e Senato) e giudiziario alla Corte suprema) ma tradiva il principio di uguaglianza costituzionalmente proclamato (il sistema elettorale discriminava per genere, etnia e censo consentendo il voto ai uomini bianchi mediamente benestanti) -
"Non parlavano che dell'America"
Così Tayllerand parla degli europei, che immediatamente videro nel caso americano un modello da imitare. Questo processo rivoluzionario (il primo di decolonializzazione, sebbene i ribelli non fossero indigeni ma europei essi stessi) era però favorito dal fatto che l'America non aveva mai conosciuto privilegi feudali, società di ordini e chiese di stato tipici dell'Europa feudale né, del resto, risolse il problema della disuguaglianza, della schiavitù e del divario Nord-Sud