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La pandemia di "spagnola"
L'epidemia di influenza "spagnola" (i primi focolai si erano sviluppati in Cina) colpisce più della metà della popolazione mondiale. In pochi anni causa circa 20 (secondo altre stime persino 50) milioni di morti, per via dell'alta contagiosità ma anche della malnutrizione, delle scarse condizioni igieniche e della indisponibilità di vaccini e antibiotici per la complicazioni polmonari. -
I problemi della riconversione industriale
L'industria europea fatica a riconvertirsi alla produzione civile. Ne conseguono licenziamenti o abbassamenti salariali che provocano disoccupazione, inflazione e impoverimento (specie dei ceti medi, privi di tutela sindacale). L'economia europea in ginocchio si indebita pesantemente con l'estero, specie con gli Stati Uniti (il che farà sì che l'Europa sarà travolta dalla catastrofe finanziaria statunitense della crisi del '29). -
Il disagio sociale e la società nuova
Le masse entrano nella storia: operai, contadini, ceti medi incanalano in sindacati e partiti il proprio desiderio di cambiamento; le donne, cui la guerra ha portato maggiore indipendenza e potere, rivendicano protagonismo politico e iniziano a ottenere diritto di voto; i reduci, spesso lesi nel corpo e nella mente, faticano a reinserirsi nella vita civile e maturano vivo risentimento.
La sfiducia nella democrazia liberale radicalizza, a destra e sinistra, le forze rivoluzionarie e autoritarie. -
Il fallimento dei Trattati di pace
I Trattati di pace falliscono nel creare un nuovo equilibrio mondiale: la Germania percepisce come "punitive" le dure condizioni di pace; l'Italia parla di "vittoria mutilata"; resta irrisolto il nodo delle nazionalità in Europa (specie in Polonia e nelle neonate Iugoslavia e Cecoslovacchia) mentre la mancata nascita di uno stato arabo e la politica dei mandati destabilizza il Medioriente e il favore accordato al Giappone pone le basi del nazionalismo cinese. -
Il biennio rosso (1919-20)
Dopo la rivoluzione bolscevica, molti vogliono "fare come in Russia": si vuole giustizia sociale, ma anche abolizione di proprietà privata e liberal-democrazia. Per questo Lenin promuove il Comintern (Terza Internazionale) e chiede ("Ventuno punti") a tutti i socialisti rivoluzionari di tagliare i ponti con i riformisti e i democratici e sottomettersi alle direttive sovietiche. I conflitti sociali e i disordini di piazza spingono i borghesi moderati su posizioni di estrema destra. -
La repressione e i primi autoritarismi
Dopo che in Germania viene stroncata la rivolta della Lega di Spartaco ed in Italia la scissione di Livorno prepara l'ascesa del fascismo, in Austria fallisce la neonata repubblica socialdemocratica di Karl Renner ed in Ungheria quella comunista di Bela Kun. Mentre in Austria si affermano conservatori e clericali, in Ungheria nasce con Miklos Horthy il primo dei molti regimi autoritari europei del dopoguerra. -
I molti autoritarismi a seguire
Dopo Horthy (Ungheria 1920): Mussolini (Italia 1922), De Rivera (Spagna 1923); Salazar (Portogallo 1923); Atatürk (Turchia 1923); Pilsudski (Polonia 1926); Zog I (Albania 1928); Alessandro I (Jugoslavia 1929); Georgiev (Bugaria 1936); Dollfuss (Austria 1934); Päts e Laidoner (Estonia 1934); Ulmanis (Lettonia 1934); Smetona (Lituania 1936); Franco (Spagna 1936); Metaxas (Grecia 1936); Carlo II (Romania 1937). Francia e Inghilterra restano democratiche e l'indipendentismo si diffonde nelle colonie -
La nascita della Società delle nazioni
Per risolvere per via diplomatica gli eventuali conflitti nasce la Società delle nazioni. Fortemente voluta dal presidente americano Nobel per la pace Wilson, il suo operato risulta indebolito sia dalla mancata adesione degli USA sia dall'assenza di una propria forza militare.