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Prima traversata transoceanica
Nella primavera del 1847, Andrea Gagliardo, un piccolo proprietario terriero ligure, compì la prima di 14 traversate transoceaniche. Egli partì da Genova e in 57 giorni raggiunse New York -
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Aumento del reddito pro capite
La produzione del reddito cresce più rapidamente della crescita della popolazione, alzando cosi il reddito pro capite. In America aumentò fino all'1.8% -
Abitanti dell'Italia prima del fenomeno di emigrazione
Nel 1871 l'Italia contava poco meno di 27 milioni di abitanti -
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Prima grande depressione mondiale
Fu caratterizzata dal crollo delle derrate alimentari e da una politica protezionistica adottata dal governo, che spinse gli agricoltori a cercare i mezzi per sopravvivere fuori dall’Italia -
Period: to
Emigrazione italiana totale
Circa 27 milioni di italiani sono emigrati all’estero tra il 1876 (anno della prima rilevazione ufficiale degli espatriati) e il 1988 (anno in cui si era praticamente esaurita) -
Period: to
Prima fase dell'emigrazione italiana
La prima fase dell'emigrazione va dal 1876 al 1900. A causa di una quasi totale assenza di regolamentazioni delle politiche migratorie e della mancata vigilanza e tutela delle persone, i movimenti degli italiani che emigravano furono totalmente spontanei se non clandestini. Partirono circa 5 milioni di persone: prevalentemente uomini (81%) di età assai giovane (il 16 % aveva meno di 14 anni) e di provenienza per lo più contadina. Inizialmente le mete più gettonate furono Francia e Germania. -
Epidemia di colera a Napoli
La difficile situazione abitativa dei quartieri popolari e le cattive condizioni igienico-sanitarie favorirono il rapido proliferare della malattia. Nel giro di poche settimane si superarono i 7000 morti. Per impedire il reiterarsi di altre simili tragedie, il sindaco Nicola Amore, con l’appoggio del Re Umberto I e del Primo Ministro Depretis, diede il via allo “sventramento” della città antica con un poderoso piano di Risanamento. -
Aumento del traffico migratorio verso gli USA
Dopo la crisi politica e agricola in Sud America, che prima aveva il primato sulle immigrazioni, aumenta nel 1900 il traffico verso gli Stati Uniti. -
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Seconda fase dell'emigrazione italiana
Prende il nome di "grande emigrazione". Inizia il processo di industrializzazione in Italia. Avviene velocemente, ma è differenziata sul territorio e incapace di utilizzare la manodopera in eccesso. Come conseguenza è avvenuto un esodo di 9 milioni di persone (prevalentemente maschi), mediamente 600mila all'anno. Il 45% di queste (70% proveniente dal Sud) si dirige in America, gli altri in Francia, Germania e Svizzera. -
Commissariato Generale dell'Emigrazione
Creato con lo scopo di tutelare gli emigranti, regolamentandone le condizioni per l'espatrio e rendendo disciplinato e protetto il flusso migratorio. Tuttavia non furono migliorate le condizioni igienico-sanitarie. -
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Terza fase dell'emigrazione italiana
Si verificò un brusco calo delle partenze, causato dalle restrizioni legislative adottate in quegli anni da alcuni stati per ridurre il flusso degli immigrati che sbarcavano cercando fortuna. Scese la componente maschile mentre aumentò quella giovane. Gli Stati Uniti furono tra i primi ad adottarle. Anche il fascismo ridusse il flusso, per necessità di prestigio e potenziamento bellico tramite le giovani leve, e diede alternative, come la colonizzazione delle zone agricole e dell’Africa. -
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Emigrazione in Europa
Aumentò l'emigrazione verso l'Europa, specialmente verso Francia e Germania, dove emigrarono circa 3 milioni di italiani, supplendo cosi deficienza di manodopera nazionale in agricoltura, edilizia, industria. -
Emergency Quota Act
Gli Stati Uniti emanano l'Emergency Quota Act, che restringe il numero di immigrati ammessi provenienti da qualunque Paese al 3% dei residenti in USA di quel Paese, secondo il censimento del 1910. -
Immigration Act
Questo provvedimento riduce la percentuale di immigrati ammessi con l'Emergency Quota Act del 1921 dal 3% al 2% -
Direzione Generale per gli Italiani all'Estero
Il Commissariato Generale dell’Emigrazione viene sostituito nel 1927 con la Direzione generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie (DGIEPM). Essa ha il compito di sovrintendere ai flussi migratori verso l'estero, tutelare i connazionali all'estero, fornire assistenza a coloro che intendono emigrare e/o rimpatriare, occuparsi delle pratiche di mobilitazione e del servizio di nulla osta per il rilascio dei passaporti. Il DGIEPM opera ancora oggi. -
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Quarta fase dell'emigrazione italiana
Durante la quarta fase, aumentò nuovamente il flusso migratorio. 7 milioni di persone lasciarono il Paese, con varie conseguenze. Tra quelle negative, figurano la perdita di forza lavoro e la scomparsa di piccoli borghi arroccati in montagna o in alta collina. Tra le conseguenze positive, ci fu l’acquisizione delle rimesse o dei capitali guadagnati dagli emigrati all’estero e il consolidamento di più stretti e intensi rapporti politici, economici e culturali fra l’Italia e i paesi d’immigrazione -
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Boom economico
Il prodotto interno lordo passò da 165 a 522 miliardi, con una conseguente migrazione interna dai centri rurali verso le grandi città. Negli anni '50 calarono i flussi verso le mete transoceaniche: ad esempio, il governo USA adottò restrizioni verso gli immigrati; la Germania cercò di evitare sul proprio territorio gli insediamenti definitivi a vantaggio di quelli temporanei. L’emigrazione di questo periodo è in genere più qualificata e molto frequentemente controllata e assistita. -
La popolazione molisana nel 1971
Nel caso del Molise ad esempio, l’emigrazione del secondo dopo guerra è stata di tale portata che, nel 1971, si registrava la metà della popolazione in età lavorativa che ci sarebbe stata in assenza di emigrazione. Nel dettaglio, nel 1951 il Molise contava una popolazione di 406.823 abitanti; vent'anni dopo scese a 319.807 abitanti, con una perdita decennale di oltre il 10%. -
Italia paese d'immigrazione
L'Italia ebbe per la prima volta un leggerissimo saldo migratorio positivo (101 ingressi ogni 100 espatri), caratteristica che sarebbe diventata costante, amplificandosi negli anni a venire. I cittadini provenienti da paesi con redditi medi più bassi erano attratti dalla nascita di lavori rifiutati dagli italiani, soprattutto in agricoltura, nella pesca, nel lavoro domestico e poi anche nell’industria, opportunità che si crearono grazie all'improvvisa eccezionale crescita economica del paese. -
Istituzione dell'AIRE
L’AIRE é l’anagrafe della popolazione italiana residente all’estero. E’ stata istituita nel 1990, a
seguito dell’emanazione della Legge n. 470 del 27 ottobre 1988 “Anagrafe e censimento degli
italiani all’estero” e del suo regolamento di esecuzione, D.P.R. n. 323 del 6 settembre 1989. Essa contiene i dati dei cittadini italiani che hanno dichiarato spontaneamente di voler risiedere all'estero per un periodo di tempo superiore ai 12 mesi o per i quali è stata accertata d'ufficio tale residenza. -
Legge Martelli
Aveva lo scopo di regolare organicamente l'immigrazione, ridefinire lo status di rifugiato, introdurre la programmazione dei flussi dall'estero, precisare le modalità di ingresso e respingimento alla frontiera e il soggiorno in Italia. Conteneva 13 disposizioni che trattavano in modo generale la materia, successivamente abrogate dalla successiva Legge Turco-Napolitano del 1998. -
Gli italiani all'estero oggi
Ad oggi gli italiani all'estero sarebbero 4.500.000, di questi il 35% vive in Europa, l'11% nel Nord America, il 50% nell’America Latina, il 2% in Africa e il 2% in Oceania. Gli oriundi (figli, nipoti, pronipoti o parenti stretti d'italiani che hanno acquisito una cittadinanza straniera) invece sarebbero 58.500.000. Di questi oriundi il 3,4% si troverebbe in Europa (quasi tutti in Francia), il 27,5% in Nord America (principalmente Stati Uniti), il 68,1% nell'America del Sud.