-
LA NASCITA
Gabriele D'Annunzio nacque a Pescara da una famiglia borghese benestante. Terzo di cinque figli, visse un'infanzia felice, distinguendosi per intelligenza e vivacità. Dalla madre, Luisa de Benedictis erediterà la fine sensibilità; dal padre, Francesco Paolo Rapagnetta, il quale acquisì anche il cognome D'Annunzio da un ricco parente che lo adottò, lo zio Antonio D'Annunzio, il temperamento sanguigno, la passione per le donne e la disinvoltura nel contrarre debiti. -
La formazione
Viene iscritto al collegio Cicognini di Prato, dove resta sino al completamento degli studi liceali (1881) -
La prima pubblicazione
Nel 1879 il padre finanziò la pubblicazione della prima opera del giovane studente, Primo vere, una raccolta di poesie che ebbe presto successo. Accompagnato da un'entusiastica recensione critica sulla rivista romana Il Fanfulla della domenica, il libro venne pubblicizzato dallo stesso D'Annunzio con un espediente: fece diffondere la falsa notizia della propria morte. Lo stesso D'Annunzio poi smentì la falsa notizia. -
Il matrimonio
Pubblica le raccolte poetiche Canto novo e Intermezzo. Lo "scandalo" della sua relazione con la duchessina Maria Hardouin di Gallese si conclude col matrimonio. -
Il Piacere
Il grande successo letterario arrivò con la pubblicazione del suo primo romanzo, Il piacere a Milano presso l'editore Treves.Tale romanzo, incentrato sulla figura dell'esteta decadente, inaugura una nuova prosa introspettiva e psicologica che rompe con i canoni estetici del naturalismo e del positivismo allora imperanti. Accanto a lettori ed estimatori più attenti e colti, venne presto a crearsi attorno alla figura di D'Annunzio un vasto pubblico condizionato dalle sue opere e della sua persona. -
I figli
Dal matrimonio con Maria Hardouin nascono tre figli. Si trasferisce a Napoli: collabora al "Corriere di Napoli"; inizia una relazione con Maria Anguissola, principessa Gravina. -
Period: to
Soggiorno a Napoli
Di questo periodo è il suo primo approccio agli scritti di Friedrich Nietzsche. Le suggestioni nietzschiane, liberamente filtrate dalla sensibilità del Vate si ritroveranno anche ne Le vergini delle rocce (1895), poema in prosa dove l'arte «...si presenta come strumento di una diversa aristocrazia, elemento costitutivo del vivere inimitabile, suprema affermazione dell'individuo e criterio fondamentale di ogni atto» -
pubblicazioni
Pubblica il romanzo L'Innocente e la raccolta di liriche Elegie Romane. -
Pubblicazione il Poema Paradisiaco
Pubblica la raccolta di liriche Poema Paradisiaco -
Period: to
Firenze
Sempre nel 1892 cominciò una relazione epistolare con la celebre attrice Eleonora Duse. Si conobbero personalmente nel 1894 e subito scattò l'amore. Per vivere accanto alla sua nuova compagna, D'Annunzio si trasferì a Firenze, nella zona di Settignano, dove affittò la villa La Capponcina (vicinissima alla villa La Porziuncola dell'attrice), trasformandola in un monumento del gusto estetico decadente, definita da lui "la vita del signore rinascimentale". -
L'avvicinamento alla politica
Volle provare l'esperienza politica, vivendo anch'essa, come tutto il resto, in un modo bizzarro e clamoroso: eletto deputato della destra, passò quasi subito nelle file della sinistra, giustificandosi con la celebre affermazione «vado verso la vita» -
Period: to
composizione de l'Alcyone
Sono in questi anni che si situa gran parte della drammaturgia dannunziana, piuttosto innovativa rispetto ai canoni del dramma borghese o del teatro, dominanti in Italia, e che non di rado ha come punto di riferimento la figura attoriale della Duse, nonché le sue migliori opere poetiche, la gran parte delle Laudi, e, tra queste, il vertice e capolavoro della poesia dannunziana, l'Alcyone. La relazione dell'artista con Eleonora Duse è stata celebrata a Firenze in un modo molto originale. -
Period: to
Orientamento politico
fu molto vicino al Partito Socialista Italiano -
La massoneria
inaugurò invece con Ettore Ferrari, Gran Maestro della massoneria del Grande Oriente d'Italia, l'Università Popolare di Milano, nella sede di via Ugo Foscolo. L'amicizia con Ferrari aveva avvicinato il Vate alla "libera muratoria": D'Annunzio era infatti massone e 33º grado della Gran Loggia d'Italia degli Alam detta "di Piazza del Gesù". La bandiera della Reggenza del Carnaro avrebbe contenuto svariati simboli massonici e gnostici, come l'uroboro e le sette stelle dell'Orsa Maggiore. -
l'Associazione Nazionalista Italiana
D'Annunzio aderì all'Associazione Nazionalista Italiana fondata da Corradini. Nei suoi contributi, inneggiò ad una politica di potenza, opponendo la sua idea di Nazione all'«Italietta meschina e pacifista» -
Period: to
il trasferimento in Francia
D'Annunzio si trasferì in Francia: per evitare i creditori aveva preferito allontanarsi dal proprio Paese. L'arredamento della villa fu messo all'asta e D'Annunzio per cinque anni non rientrò in Italia. A Parigi era un personaggio noto dedito a frequentazioni con Filippo Tommaso Marinetti e Claude Debussy. Collaborò comunque al dibattito politico prebellico, pubblicando versi in celebrazione della guerra o editoriali per diversi giornali nazionali che a loro volta gli concedevano altri prestiti. -
D'Annunzio nemico degli onori letterari e delle Università
Gabriele D'Annunzio rifiutò di diventare Accademico della Crusca, dichiarandosi nemico degli onori letterari e delle Università. Ai bolognesi che gli offrivano una cattedra scrisse infatti: “amo più le aperte spiagge che le chiuse scuole dalle quali vi auguro di liberarvi” -
IL RITORNO IN ITALIA | LA GUERRA
Ritornò in Italia, dove rifiutò la cattedra di letteratura italiana che era stata di Pascoli; condusse immediatamente un'intensa propaganda interventista, inneggiando al mito di Roma e del Risorgimento e richiamandosi alla figura di Giuseppe Garibaldi. -
Period: to
La partecipazione alla Prima Guerra Mondiale
Nonostante avesse 52 anni, divenne volontario nei Lancieri di Novara. La sua attività in guerra fu prevalentemente propagandistica. Il 16 gennaio del 1916, a seguito di un atterraggio d'emergenza, riportò una ferita e poi alla perdita dell'occhio. Al termine del conflitto «egli apparteneva di diritto alla generazione degli assi e dei pluridecorati» e il coraggio dimostrato, unitamente ad alcune celebri imprese di cui era stato protagonista, ne consolidarono ulteriormente la popolarità. -
Notturno
Dopo l'incidente durante l'atterraggio di emergenza passò un periodo di convalescenza a Venezia, durante il quale, assistito dalla figlia Renata, compose il Notturno. L'opera, interamente dedicata a ricordi e riflessioni legati all'esperienza di guerra, fu pubblicata nel 1921. Dopo la degenza, contro i consigli dei medici, tornò al fronte. -
il volo su Vienna
L'autore realizzò il suo sogno: raggiunse con una formazione di 7 aeroplani la capitale asburgica, compiendo un volo di oltre 1000 km, quasi tutti sorvolando il territorio in mano al nemico. L'azione, di carattere esclusivamente psicologico e propagandistico, fu caratterizzata dal lancio di migliaia di manifesti nei cieli di Vienna, con scritte che inneggiavano alla pace e alla fine delle ostilità. L'eco e la risonanza di tale azione furono enormi, perfino il nemico dovette ammetterne il valore. -
L'esito della guerra e del trattato di pace
Si congedò con il grado di tenente colonnello, ebbe tre promozioni per merito di guerra; gli verrà anche concesso nel 1925 il titolo onorario di generale di brigata aerea. Fu insignito di una medaglia d'oro al valor militare, cinque d'argento e una di bronzo. Nell'immediato dopoguerra D'Annunzio insiste sul tema della "vittoria mutilata" e chiedendo, in sintonia con il movimento dei combattenti, Ciò portò all'ascesa di Benito Mussolini. -
LA REGGENZA DEL CARNARO
D'Annunzio insieme ad un gruppo paramilitare, guidò una spedizione di "legionari" per l'occupazione della città di Fiume, che le potenze alleate vincitrici non avevano assegnato all'Italia. A Fiume si era costituito un Consiglio nazionale che propugnava l'annessione all'Italia. Il 12 novembre 1920 si stipulò il trattato di Rapallo: D'Annunzio non accettò l'accordo, e il governo italiano di Giovanni Giolitti fece sgomberare i legionari con la forza, nel cosiddetto "Natale di sangue". -
LA MORTE
Deluso dall'epilogo dell'esperienza di Fiume, nel febbraio 1921 si ritirò in un'esistenza solitaria nella villa di Cargnacco (comune di Gardone Riviera). Ribattezzata il Vittoriale degli italiani fu ampliata e successivamente aperta al pubblico. Qui lavorò e visse fino alla morte, curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli mitologici di cui la sua stessa persona costituiva il momento di attrazione centrale.
"IO HO QUEL CHE HO DONATO"