Storia Borsa Valori italiana

  • Le origini

    In Italia, già durante il Medioevo e il Rinascimento si svilupparono dei mercati organizzati pubblici come il Mercato nuovo di Firenze o il Rialto di Venezia o come le fiere dei cambi. La prima Borsa vera e propria fu istituita a Venezia nel 1600; in seguito sorsero le Borse di Trieste, Roma, Firenze, Napoli, Torino, Genova, Bologna e Palermo e Milano.
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    Età moderna

  • Istituzione Borsa di Milano

    La Borsa Valori di Milano fu istituita nel gennaio del 1808, attraverso un decreto napoleonico del Viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais, che stabilì, inoltre, le prime regole della borsa. Sulla base del regolamento del 1808 la Borsa di commercio di Milano nominò un sindaco e quattro aggiunti con il compito di presiedere le sedute. Il suo primo presidente fu Carlo Ciani, che aveva dietro di sé una grande tradizione di banchieri e uomini d’affari.
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    Gli inizi

  • Prime quotazioni in Borsa

    Nel 1832 il periodico cittadino “Il termometro mercantile e d’industria” pubblicava le quotazioni di quattro titoli del debito pubblico correntemente trattati alla Borsa di Milano.
  • Crescita quotazioni

    Nel 1841 i titoli pubblici rilevati dal “Bollettino dell'eco della borsa” erano saliti a sette.
  • Primo titolo azionario

    Nel 1858, accanto a otto titoli del debito pubblico compariva a listino il primo titolo azionario, quello della Società delle strade ferrate del Lombardo-Veneto.
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    Dopo l'Unità d'Italia

    Negli anni ‘70 dell'Ottocento, accanto ai titoli di debito pubblico comparvero quelli delle prime compagnie ferroviarie e di numerosi istituti di credito; invece, le società manifatturiere rimasero fuori dal listino per un lungo periodo in virtù delle loro ridotte dimensioni. Fu solo al volgere del secolo che la rapida crescita industriale del paese portò anche questo settore a cercare in Borsa i finanziamenti necessari: il numero di azioni quotate a Milano crebbe sensibilmente.
  • Distinzione Borse

    All’inizio le Borse ospitavano lo scambio sia di merci sia di valute e titoli, successivamente, nel 1913, si assistette alla separazione tra il mercato delle merci e quello dei titoli, e da quel momento, fu possibile parlare di Borsa Valori in termini appropriati, cioè di un mercato nel quale si scambiavano esclusivamente valori mobiliari.
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    Borsa gridata

    Le contrattazioni avvenivano “alle grida” e si svolgevano in particolari recinti, chiamati corbeilles, nei quali gli agenti di cambio compravano e vendevano azioni, gridando e gesticolando le loro proposte di affari. In questi recinti, si svolgevano le operazioni relative all’accertamento dei prezzi ufficiali e alla redazione dei listini, e i prezzi venivano trasmessi a un funzionario, che si trovava al centro del recinto, il quale era incaricato di raccogliere le notifiche.
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    Dopo guerra

    Nel volgere di pochi anni l’attività riprese a pieno ritmo e per tutti gli anni ‘50 si ebbe una lunga fase espansiva in cui la forte crescita dei corsi azionari accompagnava il generale boom dell’economia italiana.
    Il numero delle società quotate rimase sostanzialmente invariato e tra queste crebbero i settori assicurativo, finanziario ed elettrico. In questa fase iniziarono ad essere quotate le holding accanto alle società operative controllate attraverso partecipazioni incrociate.
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    Anni '60

    Con i primi anni ’60 il ciclo di espansione economica rallentò: la crescita dell’inflazione e l’andamento negativo della bilancia dei pagamenti portarono un’inversione di tendenza.
    I beni rifugio come i titoli di stato e del reddito fisso acquisirono peso rispetto al mercato azionario. La nazionalizzazione dell’industria elettrica portò alla cancellazione dal listino di alcuni tra i titoli più scambiati.
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    Anni '70 e '80

    Il risparmio venne sempre più dirottato verso il fabbisogno pubblico, sostenuto da alti tassi di interesse e l’attività sui titoli azionari si ridusse a passaggi dei pacchetti di controllo e a operazioni di puro carattere speculativo. Questo portò lo Stato ad emettere la legge n. 216 che introdusse per le società quotate i primi obblighi di pubblicità dei bilanci e di informazione societaria e istituì un nuovo organo di controllo: la Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB).
  • Momento negativo

    Nel 1977 l’indice raggiunse i minimi storici, quindi per rivitalizzare gli scambi fu adottato allora il sistema del credito d’imposta che pose fine alla doppia tassazione dei redditi.
  • Consob in una nuova veste

    Nel 1985 grazie alla legge n. 281 si rinforzò il ruolo della Consob nella regolamentazione del mercato azionario, attribuendo alla commissione la “personalità di diritto pubblico ” e la piena autonomia dal Governo come autorità indipendente.
  • Privatizzazione dei mercati finanziari

    Altra tappa di transizione molto importante è rappresentata dall’anno 1991 con la direttiva della Comunità Europea sull’intermediazione mobiliare e i servizi di investimento, che ha avviato il processo di privatizzazione dei mercati finanziari. La Borsa Valori di Milano era, come le altre Borse, un mercato pubblico, disciplinato da leggi dello Stato e regolamenti degli organi di controllo
  • Passaggio al mercato telematico

    Il passaggio verso il mercato telematico si concluse nell’aprile del 1994, con la migrazione completa delle negoziazioni a un sistema di reti informatiche interconnesse, e in questo modo ogni transazione venne effettuata attraverso un computer, e ogni intermediario immetteva gli ordini dalla propria sede.
  • Organizzazione e gestione dei mercati regolamentati

    Il Decreto legislativo 23 luglio 1996, n. 415 sancì il passaggio di consegne dell’attività di organizzazione e gestione dei mercati regolamentati dall’autorità pubblica all’impresa privata, diversificato nel campo dei servizi finanziari, comprendendo da Cassa di Compensazione & Garanzia (2000), Monte Titoli (2002), Servizio Titoli (2007) ed MTS e un anno dopo il Consiglio di Borsa costituì la società Borsa Italiana S.p.A. con sede a Milano.
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    Crescita quotazioni

    Nel decennio 2000-2010 è stato impresso un notevole sforzo per avvicinare le imprese italiane al mercato azionario con l’ammissione a quotazione di 236 società sui mercati di Borsa Italiana.
    Il maggior contributo alla crescita del numero delle società quotate è venuto dalle imprese di piccole e medie dimensioni.
    A fine 2007 le società italiane quotate erano 301 e la capitalizzazione di mercato aveva raggiunto il 48% del Pil.
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    Lavoro odierno

    Nel corso del decennio 2009-2018 sotto la guida di Raffaele Jerusalmi, Amministratore Delegato dal 2010, l’attività di Borsa Italiana si è orientata prevalentemente lungo tre direttrici principali: il consolidamento e lo sviluppo dei mercati, il potenziamento dei rapporti tra i partecipanti al mercato e la promozione culturale ed artistica.