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GLI AUTORI DELLA SOCIOLOGIA

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    Thomas Hobbes

    Hobbes nega il sentimento innato di amicizia tra gli uomini e l'essere umano come "animale politico". Egli individua la bramosia naturale e la ragione naturale:
    - la bramosia è l’istinto che spinge gli uomini a procacciarsi cibo e risorse per assicurarsi la sopravvivenza e ponendo, in competizione questi, tanto da mettere a rischio la sopravvivenza stessa della specie;
    - la ragione concilia gli istinti spingendo gli uomini a cedere parte dei propri diritti naturali.
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    Montesquieu

    Montesquieu scrisse un trattato politico-giuridico chiamato: "Lo spirito delle leggi". Questo trattava dei rapporti che vi sono tra governo e diritto, quindi tra istituzioni e sistemi giuridici. Egli distingue tre tipologie di governo:
    - repubblica;
    - monarchia;
    - dispotismo.
    Sostiene anche la necessità di tener separati il potere legislativo, esecutivo e giudiziario, per garantire la libertà ai cittadini.
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    Jean-Jacques Rousseau

    Rosseau nel "Discorso sull'origine e sulla disuguaglianza tra gli uomini" sostiene che l’individuo, all’interno dello stato di natura viveva in uno stato di uguaglianza. Mentre nella società civile, con la proprietà privata è nata anche la disuguaglianza.
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    August Comte

    Comte formulò la "legge dei tre stadi" data dall'esigenza di una riorganizzazione del sapere e della società. Questa si divide in tre fasi:
    - stadio teologico o fittizio, l'uomo mediante l'immaginazione, attribuisce la causa dei fenomeni naturali agli agenti divini;
    - stadio metafisico, l'uomo mediante la ragione speculativa, spiega i fenomeni naturali attraverso la forza astratta;
    - stadio positivo, l'uomo mediante la ragione scientifica, spiega i fenomeni attraverso la formulazione di leggi.
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    Karl Marx

    Marx scrisse il "Manifesto del partito comunista". Si occupò principalmente del lavoro e dei cambiamenti che portarono le rivoluzioni industriali. Infatti, secondo lui, la rivoluzione industriale è dannosa poichè coincide con il capitalismo, che portò alla produzione di più merci ma, talvolta, allo sfruttamento della manodopera degli operai, ossia i proletari, come nella catena di montaggio. Quindi, possiamo affermare che la società era incentrata sui rapporti economici.
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    Herbert Spencer

    Spencer fu un importante positivista inglese. Egli prese in considerazione la teoria dell'evoluzione di Darwin, con la quale cercò di spiegare ogni fenomeno della realtà. Spencer, a differenza di Darwin, non si mise in contrapposizione la scienza alla religione, anzi, cercò di accordarle fra di loro. Egli afferma che la società è intesa come un tutto organico e, gli individui, sono degli organismi che contribuiscono per il tutto organico.
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    Ferdinand Tonnies

    Tonnies fece parte della scuola tedesca. In "Comunità e società", egli introduce la tipologia comunità-società, strumento fondamentale per comprendere il cambiamento sociale. Individua due forme diverse di organizzazione sociale:
    - la comunità, fondata su una convivenza durevole degli individui;
    - la società, nella quale gli individui vivono separatamente, in un rapporto di tensione con gli altri.
    Per Tonnies la comunità è un organismo vivente, mentre la società è un prodotto meccanico.
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    Èmile Durkheim

    Durkheim dominò la sociologia francese fino ai primi decenni del Novecento, affermando che i fatti sociali sono l'oggetto della filosofia, quindi per studiare la società e gli individui bisogna partire dal presupposto che la società è superiore agli individui che la compongono e, si sopravvive solo grazie alle operazioni collettive. Colleghiamo alla scuola francese, il paradigma oggettivista. Questo vede nel fenomeno sociale una realtà a sè stante indipendentemente da come gli individui vivono.
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    Georg Simmel

    Simmel fece parte della scuola tedesca. Egli afferma che la società è il risultato delle relazioni reciproche degli individui e ritiene che le categorie medianti le quali noi abbiamo accesso alla conoscenza e all'esperienza nascono dai nostri bisogni vitali. Distingue forma e contenuto della società:
    - il contenuto, è tutto ciò che negli individui è presente come impulso, interesse o scopo;
    - la forma, è rappresentata dai diversi modi attraverso cui gli individui stabiliscono le loro intenzioni.
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    Max Weber

    Weber fece parte della scuola tedesca, riconducibile al paradigma soggettivista e, afferma che, ogni fenomeno è il risultato di azioni, decisioni e credenze individuali. Secondo Weber, per comprendere un'azione bisogna conoscere il senso soggettivo e, nella molteplicità delle cause che determinano un fattore sociale vi è la necessità di selezionare il fattore rilevante. Evidenzia l'utilizzo dell'ideal-tipo, un modello concettuale ipotetico mediante il quale può essere compreso un fenomeno.
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    Thomas Kuhn

    Kuhn individua all'interno della sua opera "La struttura delle rivoluzioni scientifiche" il paradigma. Quest'ultimo indica un insieme di metodi, teorie e strumenti che caratterizzano una tradizione di ricerca, all'interno della quale esiste un consenso da parte di tutti i membri della comunità scientifica. Nelle scienze naturali, a ogni paradigma, ne succede un altro che sostituisce quello precedente. Mentre nelle scienze sociali, troviamo più più paradigmi in contemporanea.