FLUSSI MIGRATORI IN ITALIA

  • 1861-1920 PARTIRE PER SOPRAVVIVERE

    1861-1920 PARTIRE PER SOPRAVVIVERE
    Tra fine 800 e fino agli anni Venti del 900 i flussi sono diretti soprattutto verso le Americhe del Nord e del Sud. Tra il 1871 e il 1914 emigrano all’estero circa 14 milioni di italiani.
  • 1919-1939 NELLE PALUDI BONIFICATE

     1919-1939 NELLE PALUDI BONIFICATE
    Durante il fascismo 2 milioni e mezzo di italiani dal Centro-Nord e un milione e mezzo dal Sud si spostano verso le colonie all’estero (Libia, Eritrea, Somalia) e verso le zone bonificate (Italia centrale)
  • 1940-1950 A ROMA PER UN POSTO FISSO

    1940-1950 A ROMA PER UN POSTO FISSO
    Gli italiani si spostano dal Nord verso le zone bonificate e Roma. I veneti partono verso le paludi pontine e la Sardegna. Migliaia di settentrionali, abruzzesi e molisani si trasferiscono a Roma attratti dagli impieghi ministeriali
  • 1950-1970 DALLE CAMPAGNE ALLE FABBRICHE

    1950-1970 DALLE CAMPAGNE ALLE FABBRICHE
    Circa 9 milioni di semianalfabeti si trasferiscono dal Sud al Nord Italia verso il triangolo industriale, Torino-Milano-Genova. La migrazione all’estero è diretta verso la Germania occidentale, la Svizzera e, in misura minore, Francia e Belgio
  • ANNI '90- OGGI FLUSSI DI MIGRANTI NEL MEDITERRANEO

    ANNI '90- OGGI FLUSSI DI MIGRANTI NEL MEDITERRANEO
    Migranti dall'Africa e dal Medio Oriente attraversano il Mar Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna per entrare in Europa.
    I principali punti d'ingresso sono le coste spagnole, italiane e greche. Ci sono sia migranti economici che rifugiati politici, cioè uomini, donne e bambini che fuggono dalla guerra o da regimi politici oppressivi
  • 2000-OGGI EMIGRAZIONE A PERDERE

    2000-OGGI EMIGRAZIONE A PERDERE
    Milioni di giovani sotto i 35 anni, per un terzo laureati o altamente qualificati, sono emigrati all'estero (Stati Uniti e Regno Unito) per studiare o trovare un'occupazione meglio retribuita e con possibilità di carriera.
    L’ultima fase della storia della emigrazione meridionale è "a perdere": chi lascia avverte di poter essere più utile restando, ma non se lo può permettere